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A distanza di due anni dalla prima proposta legislativa europea sulle crypto-attività, è stata pubblicata nei giorni scorsi la bozza – che dovrebbe essere finale, ma che dovrà passare ancora per due votazioni – del Regolamento Mica, frutto dei negoziati trilaterali tra le istituzioni. Uno dei primissimi temi di discussione è stato quello relativo alla regolamentazione degli Nft, i non-fungible tokens, ovvero token caratterizzati da un codice identificativo unico e collegati ad asset digitali o fisici, i più noti dei quali ad immagini create digitalmente come le famose Bored Apes o CryptoPunk.
L’attenzione verso gli Nft è da rinvenirsi nel percorso legislativo controverso e tortuoso che hanno vissuto in questi anni. Basti ricordare che gli Nft erano rimasti esclusi dall’ambito di applicazione normativo nella prima versione di Mica del 2020, per poi trovare gradualmente ingresso con le successive modifiche.
Il presupposto della loro iniziale esclusione risiedeva proprio nella loro unicità e non inter-scambiabilità, che ne avrebbe determinato una scarsa rilevanza a livello sistemico. Sennonché il legislatore si è poi accorto che, nella prassi, alcuni Nft circolanti sul mercato non presentavano apprezzabili elementi di unicità, tanto da risultare sostanzialmente fungibili ed utilizzati per finalità diverse da quelle di puro collezionismo, ad esempio quali strumenti di investimento o di scambio. Il tutto accompagnato da un sempre crescente volume di scambi e di capitalizzazione di mercato.
A livello giuridico, il fil rouge che ha portato le istituzioni ad includere gradualmente gli Nft nella regolamentazione è dunque da individuarsi nella considerazione che la non-fungibilità di questi token, ovvero la loro unicità e dunque la loro non sostituibilità con altri dello stesso genere, non può essere esclusivamente garantita a livello tecnico dall’assegnazione di un identificativo unico, essendo al contempo necessario che gli asset ad essi collegati siano a loro volta effettivamente non fungibili. Sulla base di questa riflessione, dunque, gli Nft che presentano caratteri di fungibilità sono stati progressivamente inclusi nella regolamentazione.
Abbiamo dunque assistito, su intervento del Consiglio di Europa, all’ingresso nell’ambito di applicazione del Mica degli Nft frazionati – ovvero “porzioni” identiche di uno stesso Nft – sul presupposto che frazioni uguali di un unico bene devono considerarsi tra loro perfettamente fungibili. Questa scelta sembra giustificata, in considerazione del fatto che il frazionamento determina una sorta di comproprietà dello stesso bene ed effettivamente comporta la creazione di token che rappresentano solo una percentuale di proprietà senza veri e propri elementi di distinzione.