giovedì, Luglio 3, 2025

God of War: Ragnarok è la perfetta rappresentazione del mito in un videogioco

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Giocare a God of War: Ragnarok è un’esperienza talmente unica che sarebbe riduttivo classificarlo soltanto come un ottimo gioco d’azione: qui si tratta di vivere in prima persona le storie del mito norreno. Storie sì rivisitate rispetto alle originali dell’Edda Poetica e in Prosa, ma da cui risulta evidente come gli sviluppatori di Santa Monica Studio di Sony abbiano saputo porre una grande attenzione nei dettagli e un’intelligente rappresentazione visiva dei miti. Ci addentreremo presto nel dettaglio rispetto a quest’affermazione, ma ovviamente senza scendere in spoiler inopportuni, sarebbe infatti un delitto anticipare alcuni momenti epici del titolo.

God of War: Ragnarok è il sequel del reboot della saga di God of War uscito nel 2018. Le nuove gesta in terre nordiche del dio della guerra Kratos, insieme a suo figlio Atreus, avevano sin da subito conquistato il pubblico grazie a una componente narrativa molto più profonda e introspettiva, che dava una nuova dimensione al personaggio di Kratos: nella trilogia originale lo spartano era rappresentato in maniera bidimensionale come un guerriero feroce e incessantemente furioso, alla ricerca della sua vendetta contro il pantheon degli dèi greci. La sua era un’anima senza possibilità di redenzione, vittima della sua stessa ira, come poi si vedeva chiaramente alla fine di God of War 3. Nel capitolo del 2018 lo abbiamo visto invece conscio dei propri sbagli e volenteroso di ritrovare la sua umanità, anche per il bene del figlio, nonostante fino all’ultimo non si senta adeguato nel ruolo di padre per i peccati commessi in passato. Questo grande cambiamento della saga lasciava però intatta l’azione spettacolare che le è tipica e la presenza di un bel cast di divinità, piuttosto ben rappresentate.

God of War: Ragnarok è il perfetto seguito del capitolo del 2018, da cui non vuole discostarsi né nella narrazione, con il racconto che prosegue da dove era stato interrotto, né nel gameplay, rimasto molto simile al predecessore, ma espanso e migliorato in ogni aspetto.

Dal mito al videogioco

Il mito è una costante nell’uomo sin dai suoi albori. Ogni comunità esistita è sempre stata accompagnata dai suoi miti; ogni cultura ha avuto storie di dèi e di eventi che hanno rappresentato diverse cosmogonie e che un po’ incarnavano l’essenza stessa di un popolo. Una delle prime vicende mitiche scritte nella storia del mondo è l’Epopea di Gilgamesh, poema epico della Mesopotamia del terzo millennio a.C. che narra delle gesta del re di Uruk e delle sue imprese contro mostri e dèi nel suo viaggio alla ricerca dell’immortalità.

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