giovedì, Luglio 3, 2025

Covid-19, perché l'impennata di casi in Cina non deve allarmarci

Must Read

Questo articolo è stato pubblicato da questo sito

Ciononostante, Australia, Francia, India, Israele, Italia, Marocco, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti hanno annunciato l’introduzione dell’obbligo di effettuare un test Covid per chi arriva dalla Cina (il Marocco ha addirittura imposto un divieto totale di ingresso nel suo territorio). L’Unione europea ha però dichiarato che queste misure sono “ingiustificate“, visti i livelli di immunità più elevati in zone come l’Europa e che le varianti alla base dei contagi in Cina sono le stesse che circolano in Occidente.

Dopo omicron – identificato nel novembre 2021 il suo insieme di nuove mutazioni che lo rendevano sostanzialmente più contagioso di qualsiasi variante vista fino a quel momento – i virologi non hanno più rilevato nessuna forma di Covid-19 radicalmente diversa dalle precedenti. Da Ba.5, che ha circolato ampiamente nel Regno Unito durante l’estate del 2022, fino a Xbb.1.5, che attualmente si sta diffondendo rapidamente negli Stati Uniti, ogni variante degna di nota apparsa negli ultimi quattordici mesi si è rivelata una sottovariante di omicron.

Il rischio di una “supervariante”

Il timore è che l’improvvisa diffusione di Covid-19 in una nuova popolazione relativamente poco esposta al virus porti alla comparsa di una nuova “supervariante”, potenzialmente in grado di cambiare il volto della pandemia come hanno fatto in precedenza le forme alpha, delta e omicron del virus. Al momento però non è chiaro se esista o meno un rischio significativo che ciò accada.

Nel 2020, Ravi Gupta, professore di microbiologia clinica presso la University of Cambridge, ha pubblicato un articolo sulla rivista Nature che dimostrava come le infezioni croniche da Sars-CoV-2 – in cui il virus si sofferma e si moltiplica all’interno del corpo di una persona con un sistema immunitario compromesso – offrano al virus una possibilità più alta di evolversi. “Un miliardo di nuovi contagi comporta maggiori opportunità per altre infezioni croniche – afferma Gupta –. L’aumento dei numeri favorisce la possibilità che il virus crei nuove varianti potenzialmente problematiche“.

Ma Cowling sostiene che, poiché in Cina il livello di immunità è molto più basso rispetto al resto del mondo, sarà relativamente facile per il virus diffondersi tra la popolazione senza bisogno di evolversi. Secondo il docente sarebbe più probabile che una nuova supervariante emergesse dal Nord America o dall’Europa, dove più persone hanno ottenuto l’immunità sia dalla vaccinazione che da un’infezione precedente. “Il mio istinto mi dice probabilmente il rischio di una nuova variante significativa non è più alto in Cina – dice Gupta –. Nel Regno Unito, per esempio, se il Covid continuerà a circolare, dovrà trovare una nuova direzione e un nuovo modo per aggirare l’immunità derivante dalle precedenti ondate di omicron e di tutte le sue sottovarianti, mentre in Cina si diffonderà comunque senza problemi”.

- Advertisement -spot_img
- Advertisement -spot_img
Latest News

Il rapporto di Francesca Albanese, relatrice delle Nazioni Unite, accusa le big tech di sostenere l'occupazione di Israele

Secondo il rapporto stilato da Francesca Albanese, Microsoft e il consorzio Project Nimbus, abbiano continuato a fornire supporto a...
- Advertisement -spot_img

More Articles Like This

- Advertisement -spot_img