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La stella centrale del timone del Carro appare doppia: è la celebre coppia Mizar-Alcor, per la verità un insieme di sei stelle le cui due componenti principali si distinguono già a occhio nudo. Anche la Stella Polare è in un sistema multiplo (come del resto i due terzi delle stelle in cielo), perché la sua luce è il frutto dell’unione di tre stelle unite dalla forza di gravità. Per trovare la stella polare, non così luminosa dopotutto nonostante la credenza comune, è sufficiente unire le due stelle del Grande Carro opposte al timone, e prolungare la loro distanza di circa cinque volte. Una volta trovata la stella polare, se il cielo è abbastanza buio, sarà possibile rintracciare le stelle del Piccolo Carro, altro asterismo che coincide (quasi) con la costellazione dell’Orsa Minore.
L’inverno che se ne va
Nelle prime ore della notte, si possono ancora vedere in direzione sud le costellazioni che hanno dominato il cielo d’inverno. Prima fra tutte Orione, una delle poche costellazioni ben visibili anche sotto cieli inquinati dal punto di vista luminoso per via delle stelle brillanti della sua cintura (da est verso ovest Alnitak, Alnilam e Mintaka), delle due spalle (Betelgeuse e Bellatrix), e dei due piedi (Saiph e Rigel). Insieme a Orione, le stelle con cui è legata nella scena di caccia mitologica: i due cani Maggiore e Minore, il Toro e la Lepre. Il Cane Maggiore, con la stella più brillante del cielo Sirio, e il Cane Minore con la stella Procione, erano infatti i suoi due segugi da caccia. Orione si invaghì delle Pleiadi, le sette figlie di Atlante e Pleione che sfoggiano la loro luce brillante poco più verso ovest, nella costellazione del Toro, oltre il suo muso a V (l’ammasso aperto delle Iadi con la luminosa stella Aldebaran). Artemide, che lo amava, non accettò l’affronto: inviò il suo Scorpione, le cui stelle sono ancora lontane dal sorgere, a ucciderlo.