giovedì, Settembre 11, 2025

Carlo III: perché il soft power è stato il vero re nella sua incoronazione

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Quasi quattro miliardi di persone hanno seguito l’incoronazione di re Carlo III. Spettacolo, kermesse, esibizione, grande show… ma anche il perfetto uso del soft power. Mezzo mondo infatti è rimasto incollato alla TV o ai social media affascinato e ammaliato dal potere di influenzamento di questo evento orchestrato benissimo nei minimi particolari: il lento incedere, gli spazi della cattedrale, i riti millenari, l’unzione, il giuramento, le regalie mostrate – dagli speroni delle virtù cavalleresche ai bracciali della saggezza, passando per l’anello della dignità. Su quell’altare che ha visto altre 40 incoronazioni dal 1066, l’evento non è stato solo una “celebrazione” ma anche e soprattutto uno strumento di influenzamento potente prima per la monarchia nel Regno Unito e poi per il Paese in senso lato.

La regina Elisabetta spopolava sul web e aveva ispirato una produzione infinita di meme, ma il nuovo sovrano ha un profilo molto diverso

I momenti chiave nell’incoronazione

Il soft power è un concetto introdotto dallo studioso Joseph Nye all’inizio degli anni Novanta per descrivere la capacità di un paese o di un’organizzazione di influenzare l’opinione pubblica e il comportamento degli altri attraverso mezzi non costrittivi come: la cultura, l’ideologia, l’immagine pubblica e la diplomazia. Questi strumenti possono aiutare a creare una visione positiva del Paese all’estero, favorendo la cooperazione, le relazioni e gli investimenti.

Nell’evento di incoronazione abbiamo visto tutte le linee guida che specificano l’uso del “soft power”:

  1. La coerenza: perché il messaggio comunicato è stato coerente e costante nel tempo, in modo da creare un’immagine credibile e affidabile in tutta la cerimonia (ma anche prima e dopo).
  2. L’autenticità: ogni messaggio e informazione passata durante l’evento è stata diretta manifestazione della cultura e dei valori del Paese, un riflesso diretto del dne più profondo dello stile di vita anglosassone.
  3. Il rispetto reciproco: il soft power funziona quando si basa sul rispetto tra i Paesi e le culture, anziché sulla competizione o la costrizione. Per questo l’evento è stato caricato di grandi valori di inclusione e rispetto per le diversity anche con la partecipazione di un vescovo anglicano donna o Rishi Sunak, premier inglese, che legge una pagina del Vangelo.
  4. La partecipazione attiva: “Sono qui per servire non per essere servito”, ha affermato Re Carlo, ricordando che la partecipazione attiva di un Paese alle dinamiche internazionali e ai problemi globali può aumentare la sua credibilità e influenza, oltre a promuovere la propria immagine positiva. Da questo punto di vista anche l’attenzione ecologica e green che Re Carlo ha avuto per la cerimonia, sua issues sociale da tempo, ne aumenta l’impatto positivo.
  5. L’investimento a lungo termine: il soft power richiede tempo e investimenti a lungo termine per ottenere risultati duraturi e significativi. Ci sono voluti diversi mesi per preparare l’evento e i veri ritorni si vedranno solo prossimamente.

Il grande protagonista quindi nella cerimonia di incoronazione di Re Carlo III è stato il soft power che ha giocato un ruolo fondamentale nella capacità del Regno Unito di promuovere la propria immagine e influenza attraverso la cultura, la storia e le tradizioni, nonché attraverso la partecipazione attiva di numerose personalità di spicco di altri Paesi che hanno reso omaggio ai neo-sovrani, ma soprattutto a uno stile di vita che mette in luce la propria leadership.

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