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Si parla moltissimo dello sciopero degli attori di Hollywood ed era da un po’ di tempo che non si parlava così tanto di Fran Drescher, la mitica attrice e ideatrice de La Tata. Dopo la sitcom cult degli anni Novanta, andata in onda per sei stagioni dal 1996 al 1999, a dire il vero, l’attrice dalla voce squillante non aveva più ritrovato grandi ruoli di rilievo, se non partecipando a serie di breve vita come A casa di Fran e Happily Divorced. Ora però il suo nome è saltato nuovamente alla ribalta della cronaca per via dello sciopero degli attori di Hollywood, appena indetto dall’associazione Sag-Aftra. Ma cosa c’entra Francesca Cacace con questa agitazione che rischia di paralizzare l’industria dell’intrattenimento americano?
Ebbene Drescher è proprio la presidente di Sag-Aftra, doppia sigla che sta per Screen Actors Guild e American Federation of Television and Radio Artists, le due associazioni sindacali che raggruppano oltre 160mila iscritti tra attori, attrici e interpreti che lavorano al cinema, in radio e in tv. La sua elezione è avvenuta nel settembre 2021, dopo una sfida che l’ha vista opposta a un altro attore piuttosto noto, Matthew Modine, visto in Full Metal Jacket, America oggi e di recente anche come il dottor Brenner di Stranger Things. All’epoca l’attrice aveva vinto di misura sul suo competitor, e molti avevano accolto con scetticismo la sua elezione, data la sua scarsa esperienza in questioni sindacali e le sue posizioni bizzarre su salute e vaccini (pur essendosi vaccinata per il Covid, aveva espresso dubbi sull’obbligatorietà del vaccino stesso). Nei quasi due anni che sono seguiti, tuttavia, Drescher ha dimostrato un piglio molto deciso nella direzione impostata ed è anche riuscita a pacificare le varie fazioni interne.
Tant’è che il voto che ha deciso l’inizio dello sciopero il 13 luglio, ma paventato ormai da settimane, ha raggiunto l’unanimità. Fran Drescher ha poi dimostrato la sua capacità di leadership in un discorso durissimo pronunciato poco dopo la proclamazione dello sciopero: “Ciò che sta accadendo qui è importante perché accade in ogni ambiente lavorativo, dopo i datori di lavoro hanno come priorità Wall Street e la cupidigia e si dimenticano di chi alla base fa muovere la macchina”, ha detto in modo accorato e sfruttando tutta l’intensità delle sue doti interpretative: “Un’entità avida si sta accanendo su di noi. Sono scioccata dal modo in cui le persone con cui abbiamo sempre lavorato ci stanno trattando”. Nel mirino delle sue parole le associazioni di produttori e le case cinematografiche, accusate di non voler aggiornare gli accordi sulle royalties, l’uso dell’intelligenza artificiale e lo sfruttamento perpetuo dell’immagine degli attori: ““Non posso credere al modo in cui gli studios piangano miseria, che stanno perdendo soldi a destra e a manca quando danno centinaia di milioni ai loro CEO. È disgustoso, devono vergognarsi, quando la maggior parte degli americani non ha neanche 500 dollari da parte per le emergenze”.
Dopo anni di impegno sul set e dietro le quinte, dunque, Drescher è in prima linea di una battaglia politica (oggi stesso sarà ai picchetti di fronte ai maggiori studios), che riguarda sì l’industria dello spettacolo e i suoi lavoratori ma sembra essere anche lo specchio di una più ampia rivendicazione lavorativa in tutti gli Stati Uniti. Ora gli attori e le attrici incroceranno le braccia fino al raggiungimento di un accordo, e questo significa stop ai set di cinema e tv, alle promozioni in giro per il mondo, alle interviste e anche le partecipazioni ai festival. Il mondo dell’intrattenimento in subbuglio e a guidare la marcia è proprio lei, l’attrice dalla voce acuta e dagli outfit pittoreschi che tanto abbiamo imparato ad amare qualche decennio fa.