Questo articolo è stato pubblicato da questo sito
L’esercito dell’Ucraina è tornato in possesso delle cosiddette Boyko towers, le piattaforme di trivellazione per l’estrazione di petrolio e gas situate al largo della costa nord-occidentale della penisola di Crimea. Il Kyiv Post spiega che le Boyko towers sono un complesso di piattaforme di perforazione che nel 2011 l’allora ministro per l’Energia Yuriy Boyko acquistò da Singapore. Nello specifico, la riconquista ucraina riguarda le piattaforme Petro Godovanets e Ucraina, insieme agli impianti di perforazione Tavrida e Syvash.
Il video dell’operazione
L’operazione è stata annunciata dall’intelligence di Kyiv, che ha diffuso tramite Telegram un video di tredici minuti in cui è possibile vedere i momenti salienti della riconquista dei siti sotto il controllo della Russia dal 2014, quando Mosca decise di annettere unilateralmente la Crimea. Le immagini mostrano gli uomini della difesa ucraina mentre raggiungono le piattaforme petrolifere solcando il mare a bordo di alcuni gommoni. Per l’intelligence di Kyiv si tratta di “un’operazione speciale e segreta”, la cui riuscita ha permesso la restituzione all’Ucraina, dopo dieci anni, di alcune piattaforme petrolifere situate tra la Crimea e Odessa e di centrale importanza per il Mar Nero.
L’utilizzo delle piattaforme per scopi militari
La Cnn scrive che, dall’inizio dell’invasione su larga scala da parte della Russia, le piattaforme sono state utilizzate anche per scopi militari, come punto di approdo per gli elicotteri di Mosca e presidio per il controllo dei segnali radar provenienti dalle aree circostanti. Ora che sono tornate in possesso degli ucraini, le truppe di Kyiv potrebbero a loro volta utilizzare gli impianti di trivellazione e perforazione per scopi bellici. A suggerirlo è il ministero della Difesa britannico, che a fine agosto scriveva che tali basi, come accaduto per l’isola dei Serpenti, potrebbero essere utilizzate come presìdi “di schieramento avanzato, siti di atterraggio per elicotteri e per posizionare sistemi missilistici a lungo raggio”.
Le fonti ufficiali ucraine dicono che tra i soldati coinvolti nell’operazione non vi sarebbero né morti né feriti, ma gli scontri non sono mancati. Sembra infatti che durante l’incursione i soldati in mare siano stati attaccati da un caccia russo Su-30. Quest’ultimo sarebbe stato messo alla fuga, mentre i soldati ucraini sono stati costretti ad abbandonare una delle loro imbarcazioni. Una volta raggiunte le Boyko towers, inoltre, i militari dell’intelligence di difesa di Kyiv sono entrati in possesso di alcuni missili per elicotteri e del radar Neva, utile per tracciare il movimento delle navi nel Mar Nero.