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Era chiaro che sarebbe andata in questo modo: quando progetti la tua strategia di (non) gestione dei flussi di migranti con l’impostazione carceraria riduci volontariamente le alternative a tua disposizione. E tutto ciò che riguarda quell’approccio detentivo e punitivo assume, per contrasto, un valore che magari a molti appare sensato ma che scatena una profonda vergogna nel vederlo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
Qualcuno lo ha chiamato “pizzo di Stato”. Altri hanno giustamente osservato che “appare così surreale che non pare vera”. Parliamo di quella “garanzia finanziaria”, così la chiama il burocratese dell’era del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, introdotta in un decreto attuativo del famigerato decreto Cutro, quello approvato lo scorso febbraio dopo il grave naufragio – come se non fossero tutto gravi – in Calabria. In sostanza i migranti che arrivano in Italia e avanzano richiesta d’asilo possono sottrarsi alla detenzione amministrativa – nei cosiddetti Centri per le procedure accelerate di frontiera che al momento, fra l’altro, non esistono, aggiungendo un tocco nonsense a un atto già di per sé imbarazzante – pagando. L’idea è consentire di evitare i centri riservati appunto all’esame accelerato per chi arriva da paesi “sicuri” (per ora ci sono solo 84 posti a Pozzallo, in Sicilia) versando una cauzione per la precisione di 4.938 euro. La ratio al fondo di questa misura chiaramente incostituzionale è che, dal momento che quasi sicuramente quella richiesta sarà respinta, conviene chiedere alla persona di provare di essere economicamente autosufficiente per i famosi 28 giorni della procedura accelerata, incluso il costo del rimpatrio.
Proviamo a capire perché è un provvedimento che, davvero, dà lo spessore della pochezza logica, ancora prima che intellettuale, di molti pezzi del governo Meloni. Il primo punto è che questa garanzia va versata “in unica soluzione mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa ed è individuale e non può essere versata da terzi”. Dunque non possono versarla per tempo amici o parenti eventualmente già in Italia o dal paese d’origine perché tutto questo va fatto in tempi ridottissimi e individualmente: la persona migrante dovrebbe fornirla nel lasso di tempo fra l’approdo e il completamento delle procedure di riconoscimento. A meno di uno sportello fideiussorio sul molo Favaloro di Favignana, e ammesso che ciascuna persona soccorsa disponga di un documento di riconoscimento valido, fornisca garanzie minime per un simile contratto bancario o assicurativo e della capacità di ricevere adeguate spiegazioni su cosa sta facendo, questa roba è chiaramente un repertorio partorito da menti contorte e pericolose.
Il secondo punto è, per assurdo, direttamente contraddittorio agli obiettivi delle destre al governo. Concedere la libertà a chi paga, sapendo che la sua richiesta sarà con ogni probabilità respinta, significa sostanzialmente monetizzare il fallimento dell’accoglienza. Il messaggio, più o meno, è: chi può lasciare la fideiussione lo faccia, se poi nel corso della procedura o una volta conosciuto l’esito negativo farà perdere le sue tracce, almeno lo Stato potrà tenersi i soldi versati da banche e assicurazioni. Non riuscendo ad accogliere le persone nel modo giusto, questo provvedimento vende di fatto la libertà per il denaro. Invece di garantire, a tutti, un’analisi delle proprie richieste spedita e giusta e nel mentre un’accoglienza dignitosa che proponga sempre e comunque delle alternative (ma che al momento è impossibile senza modificare il regolamento di Dublino). E che fra l’altro riveda in profondità il concetto di paese “sicuro”. Senza contare che il paese da cui una persona si è imbarcata non significa praticamente nulla: bisogna vedere da dove è partita, che percorsi ha affrontato, quali sono le sue possibilità e i suoi legami affettivi già stabiliti in Europa.
Insomma, la storia della “garanzia finanziaria” è il frutto malato e impraticabile di una strategia di gestione dei flussi fatta solo di trattenimenti e respingimenti ma soprattutto la via d’uscita all’italiana: lasciateci i soldi, sempre che riusciate a stipulare una complicata polizza fideiussoria, e andate dove vi pare. Sarà poi nell’interesse della banca o dell’assicurazione andare a ritrovarvi o congelare quei pochi fondi che avrete versato come ulteriore garanzia. Sempre più semplice che accogliere, guidare, tagliare i tempi delle pratiche, battersi in Europa per rivedere il sistema di accoglienza continentale.