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La Commissione europea alza il tiro nella regolamentazione tech, avviando due inediti procedimenti di specifica nei confronti di Apple, ai sensi dal Digital markets act (Dma), il regolamento comunitario sulle concentrazioni di impresa nei mercati digitali entrato in vigore lo scorso novembre.
Questo tipo di procedimento, fa intendere la Commissione, non sarà né una mera verifica formale, né un’arma punitiva, ma piuttosto una bussola normativa pensata per guidare i giganti digitali come Google, Meta, Amazon, Microsoft e ByteDance nel labirinto delle nuove regole europee. Certo, però: ci saranno serie conseguenze per chi non rispetta le regole europee. L’azienda di Tim Cook dovrà ora dimostrare di aver adottato misure adeguate per rispettare gli obblighi previsti dal regolamento. In caso contrario, rischia pesanti sanzioni che possono arrivare fino al 10% del fatturato globale.
Nello specifico i due iter di verifica mirano a verificare che Apple consenta una reale interoperabilità tra il suo ecosistema e i servizi e prodotti di terze parti. Nel primo caso, l’obiettivo è garantire che dispositivi come smartwatch, cuffie e visori per la realtà virtuale di aziende terze possano integrarsi efficacemente con l’ecosistema Apple. Nel secondo, si vuole assicurare che gli sviluppatori abbiano un percorso chiaro e prevedibile per ottenere l’interoperabilità dei loro prodotti con iOS e iPadOS.
I procedimenti
“Oggi utilizziamo per la prima volta i procedimenti di specificazione previsti dal Dma per guidare Apple verso un’effettiva conformità ai suoi obblighi di interoperabilità attraverso un dialogo costruttivo”, ha dichiarato Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva uscente della Commissione responsabile per la politica di concorrenza. “Ci concentriamo sulla garanzia di mercati digitali equi e aperti. L’interoperabilità efficace, ad esempio con smartphone e i loro sistemi operativi, svolge un ruolo importante in questo senso“, ha aggiunto.
Adesso la Commissione ha sei mesi di tempo per concludere i procedimenti. Durante questo periodo, comunicherà ad Apple le sue conclusioni preliminari, spiegando le misure che l’azienda dovrebbe adottare per conformarsi pienamente agli obblighi del Dma. “Un riassunto non confidenziale di queste conclusioni – spiega la Commissione – sarà reso pubblico per consentire a terze parti di fornire commenti”.
Un nuovo approccio
Il Dma rappresenta un cambio di paradigma nella regolamentazione dei mercati digitali europei. Invece di intervenire ex post con lunghe indagini antitrust, la nuova normativa impone obblighi preventivi ai gatekeeper, le piattaforme considerate detentrici di una posizione di potere nei mercati digitali. Sono 6 le multinazionali designate e 22 i servizi “core” indicati dalla Commissione. Rientrano nel club dei gatekeeper Alphabet, la holding di Google, Amazon, Apple, Meta (che possiede Facebook, Instagram e Whatsapp), Bytedance (la casa madre di TikTok) e Microsoft. Mentre nei servizi core rientrano TikTok, Facebook, Instagram, LinkedIn per l’area social network. Whatsapp e Messenger sono sotto il cappello messaggistica, Youtube in quello video, Google Search sotto il campo ricerca, Chrome e Safari in ambito browser. Google, Amazon e Meta sono considerati centrali per il segmento pubblicità, Android, iOS e Windows per i sistemi operativi, mentre nel campo dell’intermediazione e dell’ecommerce si contano Google Maps, Google Play, Google Shopping, Amazon Marketplace, App store di Apple e Meta Marketplace.
L’obiettivo è garantire mercati digitali più equi e contendibili, limitando il potere delle grandi piattaforme di creare “colli di bottiglia” nell’economia digitale. Apple, come altri gatekeeper, ha dovuto conformarsi agli obblighi del Dma per il suo sistema operativo iOS entro il 7 marzo 2024. Per iPadOS la scadenza è invece fissata al 30 ottobre 2024. Tra gli obblighi previsti c’è quello di consentire agli utenti di disinstallare le app preinstallate e di utilizzare app store alternativi. Per Apple, questi procedimenti rappresentano l’ennesima sfida regolamentare in Europa, dopo la recente sentenza della Corte di giustizia Ue che ha confermato la multa di 13 miliardi di euro per aiuti di Stato illegali in Irlanda. L’azienda di Cupertino dovrà dimostrare di poter adattare il suo modello di business, tradizionalmente basato su un ecosistema chiuso e strettamente controllato, alle nuove esigenze di apertura e interoperabilità richieste dalla legislazione europea.