giovedì, Luglio 3, 2025

The Road, il film quindici anni fa ci ha donato il futuro più terrificante

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The Road fu girato seguendo lo stesso intento, scegliendo accuratamente le location, che spesso parvero ampliare ed esaltare la stessa semantica del film, il suo parlarci della fine della civiltà e di cosa possa fare l’uomo se spinto al limite. Oltre alla periferia di Pittsburgh, ad alcune aree rurali abbandonate all’inverno più inquietante o distrutte da incendi, The Road fu girato anche dove l’uragano Katrina aveva colpito con enorme violenza. Proprio durante l’uragano, spesso le persone erano diventate predatori implacabili, non poi così differenti da quelli che popolavano questo film. Ambientato dopo che una catastrofe imprecisata ha sostanzialmente distrutto quasi ogni forma di vita esistente sulla terra, The Road seguiva i passi, sempre più faticosi ed incerti, di un Padre (Viggo Mortensen) e del suo giovane figlio (Kodi Smit-McPhee), persi dentro un paese in cui tutto è morto o morente, dove il verde è scomparso.

La morte è l’eterna presenza che aleggia in ogni momento del film, la morte e la paura della morte, ma più ancora la paura degli altri uomini. Sul loro cammino troveranno pericoli, nemici, la fame li inseguirà come un predatore, ma ci sarà anche tenerezza e qualche isolato incontro pacifico e umano. Nessun film fino a quel momento aveva presentato uno scenario capace di fare sembrare le distopie post-apocalittiche popolate dagli Zombie di George A. Romero, di Lucio Fulci e soci quasi un parco divertimenti. Perché non c’è essere peggiore dell’uomo, non c’è cacciatore più implacabile, aguzzino più infaticabile. The Road si nutre di emozioni primordiali e violentissime, su tutta quella del pericolo, del nemico che ha uno e mille volti, che è dentro quell’America morta e distrutta, dove si aggirano branchi di cannibali. Hillcoat li fa muovere come branchi di selvaggi delle fole, sono orchi, sono induriti da una sofferenza estrema, e sono quasi tutti uomini naturalmente.

Un road movie a metà tra orrore e speranza, terrore e umanità

Non siamo nell’estetica horror oscura ma charmant di Hannibal Lecter, qui il cannibalismo che Hillcoat ci offre è quello dei primi uomini, è quello dei disperati nelle carovane bloccate dalla neve del Far West o delle navi dell’800, persino oltre quello dei sopravvissuti al celebre schianto aereo sulle Ande. The Road ci mostra bande, gang, famiglie persino, che usano il proprio simile come riserva di cibo, li fanno a pezzi dove capita, oppure imitano quasi i Lager nazisti, costruiscono prigioni dove prendere un pezzo alla volta, un arto alla volta. L’umanità, ciò che ne rimane, cammina al fianco di un Viggo Mortensen fenomenale, straziante, per come sa farci arrivare la sua volontà di vivere e soprattutto di far sopravvivere il figlio. Kodi Smit-McPhee lo avremmo ritrovato negli anni a venire nella saga degli X-Men e in Il Potere del Cane, ma qui a soli 13 anni sa come rendere il suo personaggio l’unica ragione per cui il padre non è ancora diventato un macellaio come tutti gli altri. Quel confine verrà ogni tanto piegato, ma mai spezzato ed anche in questo The Road riesce ad essere coerente dall’inizio alla fine.

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