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Sei voti. Tanto è bastato per trasformare quella che doveva essere una formalità in una clamorosa debacle. Friedrich Merz, volto della destra moderata tedesca, sperava di festeggiare oggi il suo ingresso nella Cancelleria federale: invece ha dovuto incassare una sconfitta inaspettata.
Il leader conservatore ha fallito di un soffio il suo primo tentativo di diventare cancelliere tedesco ottenendo solo 310 voti quando ne servivano almeno 316 per raggiungere la maggioranza assoluta nel Bundestag, il parlamento federale tedesco. Un evento senza precedenti nella storia della Germania del dopoguerra: mai prima d’ora un candidato cancelliere aveva fatto fiasco nel primo scrutinio parlamentare dopo aver già siglato un accordo di coalizione. Secondo gli analisti politici, Merz potrebbe ottenere comunque la maggioranza in un secondo scrutinio, ma la sua autorevolezza ne risulta comunque compromessa e così anche la stabilità del probabile futuro governo. Come stabilito dalla Costituzione tedesca, il parlamento ha ora quattordici giorni di tempo per eleggere un cancelliere — che sia Merz o un altro candidato — capace di ottenere la maggioranza assoluta dei voti.
Merz battuto al primo voto: la crisi e lo scenario possibile
La bocciatura di Merz arriva come una doccia fredda, tanto più se si considera che solo pochi giorni fa era stata formalizzata l’alleanza con i socialdemocratici di Lars Klingbeil — il partito del cancelliere uscente Olaf Scholz — con la firma dell’accordo “Responsabilità per la Germania”. Un’intesa raggiunta dopo settimane di trattative, rese necessarie dalla frammentazione del parlamento dopo le elezioni di febbraio. Le due forze politiche avevano concordato un programma per stimolare la crescita economica, aumentare la spesa per la difesa e adottare un approccio più severo sull’immigrazione, ma a quanto pare ciò non è bastato a far desistere alcuni franchi tiratori.
I numeri della votazione, infatti, mostrano una defezione interna: la coalizione Cdu/Csu-Spd dispone teoricamente di 328 seggi nel Bundestag (che le garantirebbero la maggioranza assoluta), ma Merz ha ottenuto solo 310 voti favorevoli, mentre 307 deputati hanno votato contro e 9 si sono astenuti. Secondo quanto riportato dai media tedeschi, 10 membri della maggioranza non hanno partecipato al voto, altri si sono astenuti o hanno votato contro, ignorando le indicazioni ufficiali dei propri partiti. Trattandosi di una votazione a scrutinio segreto, non è possibile identificare con certezza i “ribelli”, ma la defezione di ben 18 parlamentari della maggioranza rappresenta un segnale preoccupante per la stabilità della futura coalizione.
Lo scenario attuale si inserisce in un quadro di crescente frammentazione del panorama politico tedesco. La formazione di questo governo ha richiesto settimane di intense trattative. L’alleanza tra i conservatori e i socialdemocratici, nota in Germania come “Grande Coalizione”, rappresenta una formula politica consolidata nella storia tedesca recente, avendo governato il paese già in diverse occasioni, inclusi tre dei quattro mandati dell’ex cancelliera Angela Merkel tra il 2005 e il 2021. Tuttavia negli ultimi anni i partiti tradizionali hanno visto diminuire il loro consenso, a vantaggio di Alternative für Deutschland (AfD), partito di estrema destra – recentemente classificato come “organizzazione estremista” dall’agenzia di intelligence interna tedesca –, che è arrivato secondo alle elezioni di febbraio complicando la formazione di una coalizione stabile.
L’ascesa contrastata e le polemiche recenti
Il percorso di Friedrich Merz verso la cancelleria è stato tutt’altro che lineare. Il politico 69enne ha inseguito per anni il sogno di guidare la Germania, entrando nel partito Cdu quando era ancora a scuola e costruendo gradualmente la sua carriera politica. La sua ascesa fu frenata dalla rivalità con Angela Merkel, che lo portò a dimettersi dai suoi incarichi di partito nel 2004 e ad abbandonare temporaneamente la politica. Merz ha lavorato per anni nel settore privato, anche come presidente del ramo tedesco del fondo d’investimento americano BlackRock, un ruolo che gli ha permesso di accumulare una considerevole ricchezza personale ma che ha anche sollevato critiche quando è tornato sulla scena politica.