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Smith cita direttamente il Cloud Act, legge voluta da Trump nel suo primo mandato e che ha messo in crisi lo schema di gestione dei dati tra Ue e Usa. Il presidente di Microsoft prende anche le distanze da chi, come Mark Zuckerberg, sta approfittando della linea sovranista della nuova amministrazione per avviare una guerra senza frontiere alle normative europee (Digital Services Act e Digital Markets Act) che hanno portato a ripetute sanzioni nei confronti delle Big tech statunitensi.
“Le regole europee hanno il pregio di fare chiarezza su ambiti che, altrimenti, potrebbero portare a cause legali che potrebbero protrarsi per decine di anni” sottolinea Smith. “A nessuno piace essere sottoposto a regole stringenti, ma la chiarezza è fondamentale per poter fare business”.
Pronti a misure estreme
La vera bomba, almeno dal punto di vista politico, arriva però quando Smith affronta il tema della “resilienza digitale”. In altre parole, quando il dirigente di Microsoft tocca il tema relativo alla possibilità che gli Stati Uniti possano obbligare le aziende con sede sul loro territorio a interrompere la fornitura di servizi critici nei confronti di altri Stati.
Fino a qualche tempo fa, un’ipotesi del genere non veniva nemmeno presa in considerazione, ma le cose sono cambiate. Oltre ad aver inviato più volte inviato messaggi preoccupanti sulla possibile tenuta della Nato, il neo presidente Trump ha già dimostrato di non farsi troppi problemi nel cambiare drasticamente le posizioni della sua amministrazione nei confronti degli alleati.
Il riferimento, assolutamente esplicito, è a quanto è accaduto nei mesi scorsi con l’Ucraina e con la scelta di Trump di cessare le forme di sostegno a livello di intelligence. Smith lo dice chiaro e tondo, visualizzando anche una cartina dell’Europa in cui il territorio ucraino è considerato parte integrante dell’Europa.
“Oggi ci impegniamo solennemente: se in futuro un qualsiasi governo, in qualsiasi parte del mondo, dovesse emettere un ordine che intenda obbligare Microsoft a sospendere o cessare le operazioni e l’assistenza per l’Europa dai nostri data center situati qui, faremo ricorso al tribunale. Percorreremo ogni via legale per opporci a un simile ordine”.
In una simile evenienza, però, Microsoft avrebbe introdotto clausole commerciali che garantirebbero la continuità dei servizi per i loro clienti anche in caso di sconfitta a livello giudiziario.
“Nel caso in cui non dovessimo vincere la cause, i nostri partner europei avrebbero accesso al nostro codice sorgente di cui conserviamo una copia in un repository sicuro in Svizzera”. Insomma: in caso di uno scontro ad alta tensione tra Usa ed Europa, l’Unione avrebbe la possibilità di mantenere operativi i suoi sistemi informatici accedendo a un backup conservato nel paese “neutrale” per antonomasia.
Qualcosa di mai visto prima, ma i tempi sono cambiati. L’equazione composta da un’amministrazione Usa assolutamente imprevedibile e un settore (quello del digitale) che è diventato strategico per qualsiasi attività pubblica e privata, infatti, non lascia alternative.