sabato, Maggio 10, 2025

Biomass, si è aperto l’“ombrello” dell’Agenzia spaziale europea per monitorare le foreste

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Si chiama Biomass, ed è un grande ombrello sopra le nostre teste. Ma non ci riparerà dalla pioggia, sebbene abbia un diametro di 12 metri, perché si trova a 666 chilometri di quota. È una missione recentemente lanciata dall’Agenzia spaziale europea (Esa), il sui satellite si è appena dispiegato nello spazio e che, nei prossimi cinque anni e mezzo (o anche di più, come sperano fisici e ingegneri dell’agenzia) ci fornirà informazioni senza precedenti sulle foreste mondiali e sul loro ruolo vitale nel ciclo del carbonio terrestre, sottoponendo le foreste a un’accuratissima “tomografia” e ricostruendone la struttura tridimensionale in termini di quantità di biomassa, composizione e altezza degli alberi.

Biomass, una grande antenna nello Spazio

Lanciato il 29 aprile 2025 dalla base spaziale di Kourou, nella Guyana francese, Biomass è il settimo satellite della serie Earth Explorer dell’Esa, dedicata all’osservazione avanzata del nostro pianeta. Si tratta di una missione molto complessa, il cui sviluppo ha richiesto oltre dieci anni – è stata selezionata inizialmente nel maggio 2013 – e un costo complessivo di circa 400 milioni di euro. L’obiettivo, come anticipato, è lo studio delle foreste del mondo, in particolare quelle tropicali, che in virtù della loro capacità di immagazzinare enormi quantità di anidride carbonica svolgono un ruolo cruciale nella regolazione del clima terrestre. Le foreste sono già ampiamente studiate da terra, ma le misurazioni al suolo sono molto complesse e difficoltose e hanno diversi limiti, il che ha reso difficile, finora, quantificare con precisione quanta biomassa realmente contengano e come questa stia cambiando nel tempo a causa della deforestazione, dei cambiamenti climatici e di altri fattori. Da qui l’idea di provare a farlo con un sofisticatissimo occhio posto a quasi settecento chilometri di quota, che “affetterà” le foreste, dalla cima degli alberi al suolo, e ne costruirà una mappa tridimensionale ad altissima risoluzione. In particolare, gli obiettivi della prima misurazione globale completa della biomassa forestale sono quelli di ridurre le incertezze nella conoscenza del flusso di carbonio dovute ai cambiamenti nell’uso del suolo, di fornire supporto scientifico per trattati internazionali, come il programma Redd delle Nazioni unite sulla riduzione delle emissioni da deforestazione, di migliorare la comprensione e le previsioni sulle dinamiche del carbonio su scala locale e di fornire informazioni chiave per la gestione sostenibile delle risorse forestali.

In particolare, il satellite misurerà la quantità di biomassa e l’altezza forestale con una risoluzione di 200 metri, mentre potrà rilevare disturbi come il disboscamento con una risoluzione ancora maggiore, di 50 metri. Questi dati saranno fondamentali per calcolare con precisione il carbonio immagazzinato nelle foreste mondiali e monitorare eventuali cambiamenti nel corso della missione quinquennale. Ma non solo: oltre al monitoraggio forestale, i dati di Biomass contribuiranno anche ad altre aree della scienza climatica, come la misurazione della biomassa nelle regioni desertiche per l’individuazione di acqua fossile, lo studio delle dinamiche delle calotte glaciali, l’analisi della geologia sotterranea e la topografia forestale.

Il radar in banda P: una “tomografia” delle foreste

Al cuore della missione, naturalmente, ci sono il satellite e i suoi strumenti di bordo. Il più innovativo è un radar a sintesi d’apertura (SAR) operante in banda P a 435 MHz: Biomass è infatti la prima missione spaziale a utilizzare questa specifica lunghezza d’onda dallo spazio per l’osservazione terrestre. Questa tecnologia è stata scelta appositamente per la sua capacità unica di “vedere” attraverso la copertura forestale, permettendo misurazioni che sarebbero impossibili con altre tecniche. Il radar in banda P, costruito a Friedrichshafen in Germania, lavora con lunghezze d’onda sufficientemente lunghe da penetrare la chioma degli alberi e rimbalzare dal terreno sottostante, consentendo così di calcolare con precisione la biomassa presente.

A rendere possibile la “scansione” delle foreste è il fatto che Biomass è stato posto in una cosiddetta orbita eliostazionaria, ossia sincrona con il Sole. Vuol dire che il satellite passa sopra ogni punto della Terra sempre alla stessa ora solare locale, mantenendo costante l’angolo di illuminazione solare sul terreno osservato. In pratica, l’orbita eliostazionaria permette di avere condizioni di luce uniformi per le osservazioni, fondamentali per misurazioni coerenti nel tempo, come quelle richieste per monitorare la biomassa forestale. L’orbita geostazionaria, al contrario – quella utilizzata per esempio per le telecomunicazioni –, è quella in cui il satellite appare quindi fermo nello stesso punto del cielo rispetto a un osservatore a terra, rimanendo sempre sopra lo stesso punto dell’equatore.

Il lanciatore Vega C, orgoglio italiano

C’è anche molta Italia in questa missione. Biomass, infatti, ha raggiunto la sua orbita grazie al lanciatore Vega C, sviluppato e costruito da Avio negli stabilimenti di Colleferro. Questo vettore rappresenta la versione potenziata del razzo Vega, con capacità notevolmente aumentate: può infatti trasportare fino a 2.300 kg in orbita terrestre bassa, con un incremento del 60% rispetto al suo predecessore. Vega C, che ha effettuato il suo volo inaugurale il 13 luglio 2022, è stato scelto per questa missione critica grazie alla sua affidabilità e alle sue prestazioni migliorate in configurazione “Consolidation”, che ha permesso di trasportare con precisione il prezioso carico scientifico nella sua orbita operativa.

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