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Scatta il conto alla rovescia per i proprietari di auto diesel Euro 5 in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna. A partire dal primo ottobre 2025, infatti, le vetture diesel con standard di emissioni Euro 5, cioè quelle immatricolate tra il 2009 e il 2015, non potranno più circolare liberamente nei comuni con popolazione superiore ai 30mila abitanti. La decisione arriva in seguito alle procedure d’infrazione europee per il superamento dei valori di inquinamento atmosferico, e interesserà le fasce orarie 8:30-18:30 nei giorni feriali fino al 15 aprile 2026. Tuttavia, non mancano le contestazioni: la Lega, con il sostegno del ministro dei Trasporti e delle infrastrutture, Matteo Salvini, sta preparando un emendamento al decreto Infrastrutture per rinviare l’entrata in vigore delle restrizioni. La partita, dunque, resta aperta.
Un giro di vite imposto dall’Europa
Le nuove restrizioni sono il risultato diretto delle sentenze della Corte di giustizia dell’Unione europea, che nel novembre 2020 ha condannato l’Italia per la violazione sistematica dei limiti di inquinamento atmosferico. La Corte ha accertato che, tra il 2008 e il 2017, i valori giornalieri e annuali del particolato PM10 sono stati regolarmente superati in numerosi centri urbani e industriali, tra cui Milano, Roma, Torino e Napoli, oltre che nell’intera valle del Po, una delle aree più inquinate d’Europa. Secondo i giudici, l’Italia ha “manifestamente fallito” nel mettere in atto le misure previste dalla direttiva europea sulla qualità dell’aria del 2008.
La questione è tuttora aperta: nel marzo 2024, la Commissione europea aperto una nuova procedura d’infrazione dopo aver rilevato che, nel 2022, i limiti giornalieri sono stati superati in 24 zone del paese e quelli annuali in un’ulteriore area. In risposta, il governo ha approvato il decreto 121/2023, imponendo alle quattro regioni del Bacino padano l’aggiornamento dei rispettivi piani per la qualità dell’aria, con l’introduzione di specifiche misure restrittive sulla circolazione stradale. Questi piani regionali hanno portato a un’applicazione differenziata delle limitazioni.
In Lombardia, le restrizioni saranno permanenti tutto l’anno, attive nei giorni feriali dalle 7:30 alle 19:30. Piemonte ed Emilia-Romagna hanno optato per un divieto stagionale, dalle 8:30 alle 18:30. Il Veneto ha scelto la linea più severa, introducendo un blocco totale alla circolazione, sette giorni su sette, 24 ore su 24. Le sanzioni partono da 168 euro e, in caso di recidiva, possono arrivare fino alla sospensione della patente. I controlli riguarderanno anche i veicoli con targa estera.
Il graduale addio ai diesel
Le nuove limitazioni ai diesel Euro 5 si inseriscono in un percorso già avviato da anni, che ha portato all’esclusione progressiva dalla circolazione delle categorie di veicoli più inquinanti. Gli standard Euro, introdotti a partire dal 1992, classificano i veicoli in base al livello di emissioni, dal più inquinante (Euro 0) al più recente (Euro 6). I diesel Euro 0, 1, 2 e 3 sono già da tempo vietati nelle principali aree urbane, mentre i benzina sono autorizzati almeno fino alla classe Euro 2. Dal 2022, inoltre, diverse regioni del Nord hanno avviato anche il blocco degli Euro 4, aprendo la strada all’estensione delle restrizioni agli Euro 5, omologati tra il 2009 e il 2015.
Questi ultimi sono stati i primi a essere dotati obbligatoriamente di filtri antiparticolato (Fap), ma emettono comunque più ossidi di azoto rispetto agli Euro 6, oggi considerati lo standard minimo per la circolazione dei diesel. Secondo l’Aci, l’Automobile club italiano, al 31 dicembre 2023 erano ancora in circolazione oltre 3,7 milioni di veicoli diesel Euro 5, concentrati soprattutto in Lombardia e Piemonte, le regioni più colpite dai nuovi divieti.
Per ridurre l’impatto immediato delle misure, alcune amministrazioni locali hanno adottato soluzioni temporanee come il sistema Move-In, che consente di continuare a circolare entro un tetto chilometrico annuale, monitorato tramite Gps, con un costo contenuto per gli utenti. Tuttavia, la questione resta aperta sul piano politico: l’emendamento annunciato dalla Lega al decreto Infrastrutture punta a rinviare l’entrata in vigore dei divieti, lasciando aperto uno spiraglio per un’eventuale modifica del calendario nei prossimi passaggi parlamentari.