mercoledì, Giugno 18, 2025

Guantanamo, cosa sappiamo degli italiani che rischiano di essere deportati dagli Stati Uniti nella base

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Anche alcuni cittadini italiani rischiano di essere deportati nel carcere di Guantanamo nell’ambito della più vasta campagna di deportazioni mai lanciata negli Stati Uniti. Mentre a Los Angeles crescono le proteste contro la stretta sull’immigrazione voluta dall’amministrazione guidata dal presidente Donald Trump, l’Ice (Immigration and customs enforcement), l’agenzia federale per il controllo dei flussi migratori, sta dando esecuzione al piano di trasferire di circa 9mila stranieri in situazione irregolare nella base militare di Guantanamo Bay, a Cuba.

La struttura, già utilizzata dal 2002 per detenuti accusati di terrorismo, è diventata nel tempo un simbolo delle violazioni dei diritti umani seguite all’11 settembre. Secondo quanto riportato dal Washington Post, che cita documenti riservati e fonti dell’amministrazione statunitense, tra i migranti destinati alla base figurerebbe anche un numero imprecisato di italiani e cittadini di altre nazioni alleate degli Usa. La decisione, come naturale, ha provocato immediate reazioni diplomatiche da parte di diversi governi europei. Intanto, però, negli Stati Uniti, i centri di detenzione per migranti irregolari risultano ormai al collasso per il sovraffollamento generato dal rafforzamento dei controlli.

L’operazione e i numeri della deportazione

Secondo quanto riportato dal Washington Post, le operazioni di trasferimento dovrebbero iniziare entro poche settimane e rientrano in un piano già definito nei dettagli. Un primo gruppo di migranti sarebbe già stato selezionato per essere inviato alla base di Guantanamo. L’operazione dovrebbe coinvolgere centinaia di cittadini provenienti da paesi alleati degli Stati Uniti, tra cui Regno Unito, Francia, Germania, Irlanda, Belgio, Paesi Bassi, Lituania, Polonia, Turchia e Ucraina. Stando alle stime, il numero complessivo dei cittadini provenienti dal continente europeo sarebbe di circa 800, inclusi 100 romeni, 170 russi, un cittadino austriaco e un numero imprecisato di italiani.

Non è ancora chiaro, tuttavia, se le persone coinvolte avranno accesso a un’assistenza legale adeguata o a meccanismi di ricorso, né se saranno formalmente accusate di reati specifici. La base di Guantanamo, pur trovandosi su territorio cubano, è soggetta alla piena giurisdizione statunitense, condizione che offre all’amministrazione un margine di manovra legale più ampio rispetto a quanto previsto dal sistema giudiziario civile. Il quotidiano americano riferisce inoltre che l’amministrazione non avrebbe alcuna intenzione di informare preventivamente i governi dei paesi coinvolti, nemmeno quelli con cui intrattiene relazioni particolarmente strette, come Italia, Regno Unito, Germania e Francia. Una decisione che si discosta in modo marcato dalle consuetudini diplomatiche consolidate e che rischia di aggravare ulteriormente i rapporti, già complessi, tra Washington e i suoi alleati europei.

La reazione italiana e le tensioni diplomatiche

La risposta del governo italiano non si è fatta attendere. Il vicepremier e ministro degli Affari esteri Antonio Tajani ha dichiarato che i migranti irregolari italiani che si trovano negli Stati Uniti non dovrebbero essere portati nel carcere di Guantanamo perché l’Italia ha già comunicato all’amministrazione americana di essere pronta a “riprenderli“. Come riporta Ansa, in un’intervista a Rtl, Tajani ha precisato che “le prime informazioni che vengono dal Dipartimento per la Sicurezza nazionale ci dicono che Guantanamo verrebbe utilizzata per i clandestini di stati che non accettano i rimpatri“, aggiungendo che l’Italia “ha già detto all’amministrazione americana tempo fa che era disposta a riprendere gli irregolari nel pieno rispetto dei loro diritti individuali“.

La portavoce del Dipartimento di Stato americano, Tammy Bruce, ha tuttavia confermato la presenza di europei tra i migranti selezionati per essere deportati, precisando che “Guantanamo non è la destinazione finale per i deportati europei” ma rappresenterebbe “una tappa prima che vengano rimandati nel loro paese d’origine“. Non ha però voluto scendere nei dettagli sulla provenienza specifica dei migranti, dichiarando di non voler “parlare di ogni singolo paese“. Nel frattempo, secondo quanto riportato da Politico, emergerebbero divergenze anche all’interno dell’amministrazione statunitense. Il Dipartimento di Stato starebbe infatti cercando di persuadere il Dipartimento per la Sicurezza nazionale a non procedere con il trasferimento a Guantanamo dei cittadini europei entrati irregolarmente nel paese.

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