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Heart Eyes – Appuntamento con la Morte, al netto di alcune morti gustose, è in magico equilibrio tra romanticismo e cinismo. Gli sceneggiatori riescono a gestire brillantemente la collisione dei generi: la sceneggiatura prende in giro le convenzioni e gli schemi della rom-com americana, ribaltandone le circostanze tipiche perché si prestino fluidamente ai ritmi e alle situazioni dello slasher, giocando allegramente e consapevolmente con battute e riferimenti (applausi per il monologo con i titoli delle rom-com, anche se non sappiano come e se ci sarà in italiano). Ogni momento tenero o romantico è puntualmente seguito o preceduto da uno jumpscare o una morte macabra ed efferata, oppure – e qui il film si fa ancora più gustoso – romance e horror si sovrappongono e contaminano a vicenda, creando situazioni assurde e bizzarre con risultati entusiasmanti.
Ruben adora le provocazioni anche nella messa in scena: regala alcune uccisioni impressionanti e un numero di morti rispettabile, prediligendo le esecuzioni eccessive e spettacolari perpetrate in modi fantasiosi o semplicemente frutto delle ingrate leggi della fisica e della gravità. Ci sono schizzi di sangue che sembrano raggiungere lo spettatore e fori nei corpi delle vittime che fungono da spioncini verso l’esterno e altre soluzioni divertenti che si susseguono a un ritmo veloce e senza nemmeno un momento morto. Il serial killer con gli occhi a cuore è un buon strumento: intraprendente e grande improvvisatore, si dimostra in grado di far fuori le vittime con ogni mezzo ed espedienti, quasi sempre regalando esperienze memorabili. Sorprendentemente, lo stesso si può dire anche dei “buoni”, con Ally che si dimostra decisamente creativa.