mercoledì, Giugno 18, 2025

La sonda Solar Orbiter dell’Esa ha ottenuto le prime immagini della storia del polo sud del Sole

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Era il 5 febbraio 2020 quando partì Solar Orbiter, una delle sonde pensate per lo studio della nostra stella più avanzate di sempre. Da allora, la sonda dell’agenzia spaziale europea ha iniziato a inclinare sempre più la sua traiettoria fino a consentire, per la prima volta nella storia, di dare un’occhiata ai poli del Sole.

Gli obiettivi di Solar Orbiter

L’obiettivo principale di Solar Orbiter è quello di studiare l’eliosfera, l’ambiente elettromagnetico che circonda il Sole e che è dominato dalla sua attività e dai venti solari. Tramite le numerose sonde solari che hanno viaggiato in passato o che si trovano ancora attorno al Sole abbiamo imparato a conoscerla, ma ancora sono tanti i quesiti che restano senza una risposta soddisfacente, soprattutto per quanto riguarda l’attività del campo magnetico del Sole e gli intricati rapporti tra le regioni attive della superficie stellare e i fenomeni eruttivi come brillamenti, protuberanze e venti solari. Lo studio dei poli della stella aggiungerà dei tasselli fondamentali in questo puzzle.

ESA/Solar Orbiter

Perché i poli

Quasi tutti i dati che abbiamo a disposizione del Sole sono stati ottenuti guardandolo dall’equatore. Perché è la scelta energeticamente più comoda: la Terra orbita (più o meno) attorno all’equatore del Sole e lo stesso fanno pertanto anche le sonde, appena lanciate. Si può decidere di modificare la loro orbita, inclinandola, ma questo ha un costo in termini di energia. Ecco perché Solar Orbiter ha compiuto e compirà ancora numerosi sorvoli di Venere: per sfruttare la sua energia tramite il fenomeno della fionda gravitazionale e inclinare così sempre più la sua traiettoria.

La sonda e gli strumenti

Per raggiungere i suoi obiettivi, Solar Orbiter porta con sé un totale di dieci strumenti scientifici: alcuni si occupano di misure in situ, ossia legate all’ambiente che circonda la sonda. Per esempio a questa categoria fanno parte gli strumenti pensati per la raccolta di dati sul vento solare, sulle particelle ad alta energia e sul campo magnetico nell’eliosfera. Gli altri strumenti serviranno invece per lo studio da remoto della superficie e dell’atmosfera del Sole. Molti di questi lo guardano all’ultravioletto, dove il Sole offre più dettagli, avvalendosi di un coronografo, ossia un telescopio dotato di un occultatore che copre il disco solare mostrando solo la regione di gas che lo circonda.

Uno sguardo al polo

Il 23 marzo scorso Solar Orbiter ha osservato il Sole da un’inclinazione di 17° rispetto all’equatore del Sole: abbastanza da vedere direttamente il polo sud del Sole per la prima volta. �“I poli solari sono letteralmente terra incognita” dice il professore Sami Solanki del Max Planck Institute sul comunicato stampa dell’ESA. Solar Orbiter non si è lasciata sfuggire l’occasione di guardare questa nuova regione del Sole con gran parte dei suoi strumenti, come il Polarimetric and Helioseismic Imager (PHI) o l’’Extreme Ultraviolet Imager (EUI). Osservare con i diversi strumenti consente di comprendere in maggior dettaglio la dinamica del plasma solare nella regione del polo, perché ogni strumento osserva frequenze diverse e quindi diversi strati atmosferici del Sole.

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