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Ci vorrà un team di 350 artisti più una 50ina di esperti in animazione, anni di lavoro, per dare al film la sua incredibile varietà visiva, ancora oggi onestamente insuperata. Il tutto per parlarci di lei, di Riley Anderson. I suoi 11 anni li ha passati nel freddo Minnesota, adora la neve, il ghiaccio, l’hockey. Tuttavia, un giorno deve trasferirsi con tutta la famiglia nella ben più grande e dispersiva San Francisco, e sarà per lei un momento molto triste, dovendo dire addio alla sua vita precedente, adattarsi ad una nuova realtà, soprattutto ad una nuova scuola dove, bene o male, si sente inadeguata. Non vede come possa ritrovare quella stessa felicità che le pareva così normale, alla base di quei ricordi che, dentro la sua mente, diventano piccole sfere, ne definiscono la personalità, sedimentata in cinque isole: Famiglia, Onestà, Stupidera, Amicizia ed Hockey. Ed è qui che entrano in gioco le 5 Emozioni, che tirano (letteralmente) avanti la baracca, ma che di fronte a quella nuova sfida si scopriranno totalmente inadeguate.
Fino a quel momento è stata Gioia a comandare, tenendo a bada Rabbia, Disgusto, Paura, tutto in realtà molto utili se prese con le giuste dosi. Ma Tristezza diventa sempre più potente, con esiti a dir poco pericolosi per Riley e per tutti loro. O forse no? Inside Out è un film totalmente nuovo rispetto ad ogni precedente progetto di animazione, per come analizza e descrive le emozioni. A mano a mano che andiamo avanti, che comprendiamo che non può esservi solo Gioia nella vita, il film acquisisce un taglio molto particolare, dove all’incredibile fantasia, creatività e simpatia, si accompagna però un tono molto maturo, una volontà di guardare in faccia la vita, quella vera, dove anche i momenti più tristi o problematici in realtà sono risorse preziosissime e soprattutto non possono essere sempre evitati. Fatto molto interessante, il concept alla base viene applicato anche alle figure genitoriali, che però non riescono a interfacciarsi con Riley, che comincia a sprofondare verso un abisso fatto di incomunicabilità, apatia, chiusura totale.
L’eredità di un capolavoro che ha cambiato tutto
Inside Out seppure un commedia, dall’altro, strizzando l’occhio a cult come Il favoloso mondo di Amelie, Labyrinth, ci ricorda quanto differente possa essere la realtà quando a quell’età, quanto sia difficile farlo comprendere agli altri. La madre Jill e il padre Bill appaiono quasi disarmati di fronte a tutto questo. Se analizziamo la storia dell’animazione, non solo quella della Disney, ci accorgiamo che un’analisi dello sviluppo emotivo, fino a quel momento era stato affrontato da altri film in modo lineare, per quanto interessante. Basti pensare a Il libro della giungla, La spada nella roccia, Il Re Leone, Alla ricerca della Valle Incantata, Up; ma Inside Out è il primo film che ci mostri un quadro di maggior complessità, sfuggendo ad una visione manichea per cui le emozioni o momenti negativi sono assolutamente da evitare, dei nemici. Quel passaggio dall’infanzia alla preadolescenza, comporta l’accettazione del fatto che la vita, non sempre, ma spesso, raramente va come noi vorremmo e allora ci dobbiamo adattare.