venerdì, Giugno 20, 2025

Il Maestro e Margherita è uscito nelle nostre sale cinematografiche ed ecco perché non piace alla Russia

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Forse uno dei più noti, immaginifici e controversi romanzi russi del Novecento, Il Maestro e Margherita dello scrittore sovietico Michail Bulgakov è considerato tra i capolavori assoluti della letteratura mondiale. E ora è arrivato anche al cinema: dal 19 giugno, infatti, la versione filmica diretta da Michael Lockshin, regista americano cresciuto in Unione Sovietica, è nelle sale italiane e promette di portare sullo schermo una trama intricatissima e spesso considerata impossibile da adattare a livello cinematografico. Nel corso dei decenni registi del calibro di Roman Polansky, Federico Fellini, Terry Gilliam e Baz Luhrmann avevano tutti, in varie riprese e in diversi momenti storici, tentato di trasporre il romanzo nel linguaggio della settima arte, non riuscendoci per i più svariati motivi e consolidandone la nomea di “romanzo maledetto”, alimentata ancora una volta dalle numerose traversie e polemiche che circonda anche questa nuova pellicola.

Del resto, anche la pubblicazione stessa de Il Maestro e Margherita è stata a dir poco travagliata. Si tratta di una storia a episodi intrecciati, ambientata nell’Unione Sovietica nei primi anni di Stalin: Bulgakov racconta di un anonimo drammaturgo, innamorato della giovane Margherita e in crisi perché lo Stato censura una sua pièce dedicata al processo di Pilato a Gesù Cristo, i cui episodi vengono raccontati a loro volta nel corso delle pagine; lo stesso drammaturgo si mette poi a scrivere anche della visita nella Mosca del 1930 di Satana e del suo entourage, i quali vogliono stranire e condannare il regime sovietico ufficialmente ateo. L’unione di elementi soprannaturali, satira grottesca, filosofia cristiana e anche una non troppo velata critica allo stalinismo ne rese non facile la circolazione: lo scrittore lo compose tra il 1928 e il 1940, bruciandone però alcune versioni per timore della censura, ma la prima pubblicazione avvenne postuma su rivista tra il 1966 e il 1967, in una forma tagliata e censurata; solo dalla fine degli anni Sessanta iniziò a circolare in Europa la versione completa.

La genesi complessa del film de Il Maestro e Margherita

Anche la versione filmica di Lockshin non ha avuto vita facile: la pellicola, pensata sin dal 2018, è stata girata solo tra il 2020 e il 2021, con riprese che si sono svolte tra Mosca, San Pietroburgo e Malta e finanziamenti provenienti da produttori russi e anche da un fondo pubblico sempre russo. Nel 2021 era giunto l’interesse di Universal Pictures nella distribuzione internazionale del titolo, ma l’uscita negli Stati Uniti è stata più volte rimandata per via dell’invasione dell’Ucraina – a cui Lockshin si è opposto strenuamente – e i rapporti sempre più difficili con la Russia. Un nuovo distributore giunto alla fine del 2024, Luminosity Pictures, sembrava aver rotto la maledizione, ma due produttrici, Svetlana Migunova-Dali e Grace Loh, hanno nuovamente bloccato la release del film perché sostengono di essere a loro volta detentrici dei diritti per portare Il Maestro e Margherita al cinema (che, secondo Lockshin, invece sono di dominio pubblico).

Impelagato in una complessa battaglia legale, almeno negli Stati Uniti, il film è uscito negli ultimi mesi in altri paesi, tra cui appunto la Russia. Lì Il Maestro e Margherita è balzato al top delle classifiche, guadagnando una cifra attorno ai 6,7 milioni di dollari nella sola prima settimana di diffusione. Nel frattempo però il film e soprattutto il suo regista sono stati attaccati da una dura campagna denigratoria, lanciata da organizzazioni vicine a Putin e a favore della guerra in Ucraina, che considerano Lockshin come il megafono di una propaganda anti-russa che ha nascosto nella sua trasposizione elementi di critica alle posizioni putiniane. Si ripete dunque il destino di Bulgakov, il quale è stato messo a tacere proprio per la volontà di raccontare una storia che mettesse a nudo le contraddizioni dei regimi più oppressivi.

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