Questo articolo è stato pubblicato da questo sito
Nelle condutture dell’acqua, per ora, l’azienda romana ha introdotto le sfere dotate di sensori che, seguendo il flusso, monitorano la qualità della risorsa idrica e lo stato dell’impianto. “All’inizio, con queste tecnologie, ci siamo concentrati sull’ispezione. Ora dobbiamo usarli anche per la manutenzione. Stiamo testando sistemi che rilevano la perdita e permettono di fare la riparazione on-site, migliorando l’efficacia complessiva delle infrastrutture”.
L’obiettivo del Robotic joint lab è di realizzare un nuovo prototipo ogni tre o quattro mesi. Una volta assemblato, il prototipo verrà portato negli impianti di Acea, dove verrà testato. Se funziona, si passa alla “fase di industrializzazione”, spiega Resmini, ovvero alla realizzazione su vasta scala dei robot. Da vendere, eventualmente, anche ad altre aziende del settore. “Se le nostre soluzioni funzioneranno, in seguito potremo metterle sul mercato, affinché chiunque abbia delle infrastrutture simili alle nostre possa operare con maggiore efficienza, migliorando la qualità del lavoro delle persone”.
La visione dell’Iit
Da una parte, dunque, c’è Acea, che partecipa al Robotic joint lab dopo aver già adottato – e adattato alle sue necessità – alcune tra le tecnologie di robotica più avanzate. Dall’altra, c’è l’Iit di Genova che, sin dalla sua fondazione nel 2003, si occupa di questa materia. Secondo Giorgio Metta, direttore scientifico dell’istituto, in futuro la robotica potrebbe portare alla completa “automazione del lavoro manuale”. Ciò significa “premere pochi pulsanti per comandare da remoto un robot” impegnato in un lavoro faticoso e usurante. In questo modo, potremo aumentare la sicurezza, ridurre gli incidenti e “conservare e impiegare meglio le nostre forze”, dice Metta.
La robotica, insomma, rappresenta uno dei più importanti ambiti di ricerca e di investimento per l’Iit. Basti pensare che, su 1900 persone che lavorano presso l’istituto genovese, in 450 sono specializzati in questo settore. E numerosi sono i progetti realizzati fin qui: dai classici androidi che è possibile comandare da remoto alla mano protesica realizzata per chi ha perso un arto in un incidente sul lavoro, passando per le applicazioni di automazione industriale e quelle di monitoraggio delle infrastrutture (come, ad esempio, accade con i robot impegnati nel controllo del Ponte San Giorgio di Genova). Alcuni di questi modelli saranno messi sin da subito a disposizione del Robotic joint lab, mentre altri saranno disegnati appositamente per il progetto appena inaugurato. Che si interesserà anche di rendere più efficiente la raccolta differenziata: “oltre a lavorare sul monitoraggio e la costruzione di infrastrutture idriche ed elettriche, creeremo dei robot da impiegare nel processo di separazione dei vari rifiuti”, conclude Metta.