giovedì, Settembre 11, 2025

La lunga corsa è una favola alla Forrest Gump

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Mondo (L’attore Stefano Cassetti), detenuto dal ghigno poco rassicurante, si sta facendo tatuare la parola Rosa su un braccio. Per qualche ragione si è messo in testa che Lucia (Aylin Prandi) la sua compagna, carcerata anche lei, stia per partorire una femmina e quello è il nome che hanno scelto. Proprio in quel momento, però, viene a sapere che suo figlio, un maschio, è appena nato. Lo chiameranno Giacinto che è pur sempre il nome di un fiore.

Inizia così La lunga corsa di Andrea Magnani, appena presentato in concorso al Torino Film Festival. Una coproduzione Italia – Ucraina che non assomiglia a nessun film italiano. Un curioso esperimento, magari non del tutto riuscito, ma almeno nuovo. Con al centro un personaggio, Giacinto, che ricorda il Tom Hanks di Forrest Gump e non solo perché entrambi corrono senza ragione e senza meta, ma anche per l’innocenza che li contraddistingue: entrambi sono puri e ingenui tanto da risultare agli occhi del modo stupidi.

Il regista Andrea Magnani

Giacinto cresce all’interno del carcere femminile, accudito in particolare da Jack, il capo delle guardie carcerarie (Giovanni Calcagno). Sua madre non sembra particolarmente interessata a lui, mentre suo padre è fuggito chissà dove. 

Al suo battesimo in chiesa, infatti, aveva colto l’occasione per prenderlo in ostaggio, fuggire a bordo della camionetta delle guardie e abbandonarlo sul sedile dopo aver raggiunto la campagna per continuare la sua evasione a piedi.

La sua prima corsetta, fra i corridoi della prigione, lo porta dritto nelle braccia di una delle detenute più temute: Rocky (Nina Naboka), una gigantessa con un occhio vitreo. 

Fino a quando, raggiunta l’età massima consentita per rimanere in carcere con la madre, viene affidato a un prete che gestisce una mini comunità di ragazzini senza famiglia nella quale viene accolto a cazzotti e insulti. Abbastanza per convincerlo a tornarsene in prigione correndo.

Tra e una corsa e l’altra, cresce fino ad assumere le fattezze del giovane attore Adriano Tardiolo, che interpreta la versione adolescente di Giacinto: la stessa pelle rosea da eterno bambino, gli stessi occhi spalancati di meraviglia che lo avevano reso un interprete perfetto per un altro personaggio altrettanto ingenuo nel Lazzaro Felice di Alice Rohrwacher

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