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“Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai in una selva oscura…”.
Terry Gilliam ad un certo punto cita Dante recitando questo passaggio, sottolineando come sia oltremodo tra le sue ispirazioni e letture maggiori. Un semplice assaggio, ma divertente, da sentire in italiano. È un momento di una chiacchierata breve avuta col grande regista americano, naturalizzato inglese, prossimo agli 83 anni, ospite alla prima edizione di Ora! Fest, diretto da Silvia Bizio, tra le suggestive bellezze di Monopoli, in Puglia. Ed è come al solito un fiume in piena quello che ci troviamo davanti, una fucina di idee, ricordi, di gestualità, quasi teatrale, che però non si stanca mai di condividere, ma anzi, ne rinnova il sapore, l’attualità, la freschezza, la curiosità di certi aneddoti. Una sera speciale, in Piazza Palmieri, dove qualche goccia fa capolino. Gilliam arriva prima, pronto poi a presentare al pubblico uno dei suoi film più visionari e complessi messi in scena, Le avventure del Barone di Münchhausen, diretto nel 1988, tratto da una raccolta di raccolti anonima pubblicata nel 1781. Una pellicola che parla molto italiano grazie ai costumi di Gabriella Pescucci, alla fotografia di Giuseppe Rotunno, alle scenografie di Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo.
“Imparo mentre vado avanti”, ci racconta. “Dirigere è un’avventura bellissima, perché hai la fortuna non solo di poter realizzare i tuoi sogni, ma anche di lavorare con persone brillanti ed questa è la parte migliore. Sul set non penso affatto a me stesso, non esisto proprio, sono troppo occupato a tenere a freno il progetto e il mio cervello”.
Terry Gilliam, si sa, è un Maestro d’improvvisazione, di rigore, di goliardia, capace, forse fra i pochissimi, a dire la propria su qualunque cosa, anche a costo di risultare fuori dal coro e stonato rispetto alla massa. Una qualità: il non omologarsi.
Diversi anni fa, in Umbria, durante una cena, non smise di demolire Il cavaliere oscuro di Nolan, lo aveva appena visto. Non conosce paura insomma, è un autore-idealista, dai valori forti, un gran sognatore, un po’ come il suo ultimo Don Chisciotte, portato faticosamente sul grande schermo dopo mille peripezie, cambi di location, di cast, da Johnny Depp ad Adam Driver come protagonista, che è ormai ben consapevole del percorso fin qui fatto.