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Durante l’ultima visita, la consigliera di Assad Shabaan non ha mancato di elogiare le attività che CasaPound nel dare supporto alla Siria nella sua lotta contro il “terrorismo”. Inoltre, “il nuovo leone di Damasco” è guardato con ammirazione dai neofascisti per il suo autoritarismo e antisemitismo. “Da una parte CasaPound trova nella Siria un interlocutore di alto profilo per legittimarsi, dall’altra lo stato siriano utilizza CasaPound e i partiti di estrema destra europei per mantenere un canale di comunicazione e informazione con l’Europa”, dice Primavera. Infatti, se con la riammissione nella Lega Araba, la Siria sta riprendendo rapporti con le potenze della regione, in Europa continua ad avere la porta sbarrata. Il nodo in particolare è quello delle sanzioni, imposte da Stati Uniti ed Europa già dal 2011 allo scoppio della guerra civile. Alcune sanzioni erano state temporaneamente sollevate per consentire agli aiuti umanitari di raggiungere il paese dopo il terremoto dello scorso 6 febbraio.
Manovre di avvicinamento
Durante il terremoto, l’Italia è stato il primo paese dell’Unione europea a mandare aiuti umanitari al regime di Assad, passando attraverso la Mezzaluna rossa siriana e il vicino Libano. Tra le file dell’opposizione siriana, alcuni hanno visto questa prontezza ad aiutare il regime come il segno di un possibile riavvicinamento. In effetti, prima di entrare al governo, Giorgia Meloni si era espressa più volte in favore del dialogo con la Siria. Nel 2015 aveva definito il regime di Assad un governo legittimo da usare in funzione anti-Isis e nel 2018 si era scagliata contro gli attacchi “illegittimi” di Stati Uniti, Regno Unito e Francia al regime di Assad e contro chi accusava il regime di utilizzare armi chimiche, considerato solo “un pretesto” per portare guerra nel paese.
All’epoca del governo giallo-verde era stato tentato un avvicinamento al regime siriano, prendendo in considerazione la possibilità di riaprire l’ambasciata a Damasco, ma il tentativo era velocemente naufragato, ricorda Primavera. “Gli Stati Uniti rimangono fermamente ostili al regime di Assad, per l’Italia non sarebbe affatto vantaggioso associarsi con esso”, conclude l’esperto. L’Italia rimane, quindi, fedele alla linea europea. In un comunicato stampa del Consiglio dell’Unione europea del 24 aprile è stata riconfermata la politica delle sanzioni, dal momento che, come si legge, “il regime siriano continua a perseguire la sua politica di repressione. È pertanto necessario preservare e garantire l’efficacia delle misure restrittive in vigore, sviluppandole ulteriormente”.
La “normalizzazione”
Per quanto invece riguarda la normalizzazione nella regione, il terribile terremoto di febbraio ha accelerato un processo che era in fieri da parecchio tempo. Dopo la una memorabile visita in Arabia Saudita lo scorso aprile, il 7 maggio la Siria è stata riammessa nella Lega Araba da cui era stata sospesa nel 2011. “Le condizioni del paese attualmente sono pessime. Assad conta sugli aiuti dei paesi vicini per la ricostruzione, ma non si sa come e se arriveranno”, spiega Primavera. D’altra parte, i paesi limitrofi chiedono il rientro dei rifugiati siriani e un maggior controllo del traffico di Captagon, sostanza a base di anfetaminici di cui la Siria è primo produttore mondiale e i cui profitti sono diventati fondamentali nell’economia fallita del paese, tanto da essere definito un “narcostato”.