giovedì, Luglio 3, 2025

Svizzera, le startup e i centri di ricerca che stanno trasformando

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Probabilmente il Cern di Ginevra e il politecnico Eth di Zurigo sono i primi due grandi centri che vengono alla mente quando si parla di ricerca scientifica e innovazione in Svizzera. Ma anche se non c’è ragione di cambiare idea – perché in effetti lì di scienza e di tecnologia se ne fa eccome – un po’ meno nota al grande pubblico internazionale è invece quella pletora di altri luoghi distribuiti in tutto il territorio elvetico dove la vocazione all’innovazione è forte, anche se con un briciolo in meno di notorietà.

Per Wired siamo andati al seguito dello Swiss Tech Tour che periodicamente viene organizzato da a Presenza Svizzera (l’ente del dipartimento federale degli affari esteri elvetico deputato a promuove l’immagine della Svizzera nel mondo) per andare alla scoperta di alcuni dei luoghi in cui si fa innovazione strategica, mettendo insieme la parte di ricerca propriamente detta con un humus fatto di investimenti, venture capital, startup, iniziative di trasferimento tecnologico e progetti per esportare il valore prodotto. Ed è probabilmente questa la consapevolezza principale che se ne ricava dopo avere attraversato in lungo e in largo il territorio svizzero: per meritare quel primo posto nell’Innovation Index di The Global Economy che la Svizzera ha saputo conquistarsi è oggi irrinunciabile mettere a sistema non solo competenze e cervelli, ma anche investimenti, sinergie con le imprese e vocazione all’esportazione.

Il tutto con la capacità, per nulla scontata o banale, di trasformare quella innata “amichevole competizione” tra cantoni in una rete dell’innovazione – chiamata Switzerland Innovation, nata nel 2012 con una legge federale – in cui ciascuna realtà contribuisce con le proprie specificità a generare valore per l’intero paese.

Centri, poli e idee d’innovazione

Scendendo nello specifico, di esempi ce ne sono a bizzeffe. Oltre a quelli che abbiamo avuto occasione di raccontare qui su Wired sul finire della pandemia, ce ne sono altri che meritano quantomeno una citazione. A partire dall’Epfl (École Polytechnique Fédérale de Lausanne), un’università tecnica cosmopolita che accoglie studenti e docenti di oltre 120 nazionalità, con oltre 12mila studenti, più di 360 professori e un complesso che supera i 6mila dipendenti, capace tra le altre cose di raccogliere la gran parte dei generosi finanziamenti (5 miliardi di dollari negli ultimi anni solo per la Svizzera francofona) che il venture capital offre al territorio. Interessante è in particolare un progetto, il Soft landing program, tramite cui un’azienda anche straniera può entrare nel parco dell’innovazione e riceve un accompagnamento dedicato per connettersi con tutti gli attori dell’ecosistema, dai laboratori ai professori, dalle startup agli studenti fino alle altre aziende coinvolte – tra cui spiccano già Siemens, Ikea, L’Oreal, Michelin, Leica e OM Pharma, per citarne alcune.

Una vera chicca è poi nel piccolo cantone francofono di Neuchâtel, noto soprattutto per la meccanica di precisione e dove hanno sede i laboratori dei principali marchi globali di orologeria. Accanto alle attività tradizionali, entrate via via in crisi a partire dagli anni Settanta con 30mila posti di lavoro andati in fumo, oggi spiccano le imprese legate alla farmaceutica, al medtech e alle scienze della vita, senza scordate il Centre Suisse d’électronique et de microtechnique (Csem), che occupa oltre 500 persone e dove sorge un Battery Innovation Hub in cui si lavora allo sviluppo di nuove soluzioni (e prototipi) per lo storage dell’energia, spaziando dunque dalla mobilità elettrica alla transizione ecologica. A cavallo tra tradizione e innovazione, come si suol dire, c’è per esempio il primo orologio fotovoltaico uscito nel 2021, che raccoglie energia e ha anche un software di connettività.

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