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Con ancora maggiore fastidio si scoprirà che anche il drago è una donna, una madre, e ha tutte le sue ragioni per avercela con gli umani. È questo il primo livello di fastidio: la banalizzazione di conflitti importanti a uso e consumo della costruzione di un’identità per Millie Bobby Brown, che fin dall’esordio con Stranger Things si sta posizionando in uno strano punto tra la performance d’azione (lo è anche Enola Holmesin fondo) ma senza avere un vero corpo d’azione, cioè senza farla effettivamente. Cinema d’azione e combattivo in cui si muove ben poco. Se si pensa che Damsel è palesemente figlio di Princess, film di tutt’altra pasta, uscito nel 2022 su Disney+ in cui Joey King fa davvero azione in un tour de force incredibile che la pone come principessa sulla torre, assediata dal nemico e costretta a menare fino allo spasmo per scendere di piano in piano fino alla salvezza, viene da sorridere per la differenza tra i due.
Qui invece la storia di sopravvivenza, espedienti, fuga dalle fiamme del drago, salvataggi e in ultima analisi grande comprensione delle ragioni di tutti, suona molto ma molto meno credibile della principessa medievale che fa arti marziali di Joey King (che è assurdo ma godibile). Che Millie Bobby Brown, con i suoi movimenti goffi scampi sempre alla lava del drago, che non venga mai presa, che trovi sempre l’anfratto in cui nascondersi dalle fauci e che vada a segno quando serve, senza nessuna preparazione e senza niente altro se non la sua determinazione (dio santo!) è più vicino all’affronto allo spettatore che alla credibilità.
Damsel. Millie Bobby Brown as Elodie in Damsel. Cr. Netflix ©2023Courtesy of Netflix
E anche lo spunto è solo fintamente originale, un sovvertimento che fa ridere dopo che più di dieci anni fa Frozen faceva salvare le sue principesse da sole (un conto è sovvertire in un film Netflix, un altro è farlo dall’interno, davvero, con le principesse Disney). Almeno Fresnadillo, che qui dirige, avrebbe dovuto avere la grazie di concentrarsi per davvero sulla parte di sopravvivenza, di pensare un film di tensione, uno molto molto duro, che almeno potesse convincere all’interno del proprio genere invece di rubare il design del drago a Il trono di spade.