martedì, Giugno 17, 2025

Cos'è Fordow, l'impianto nucleare dell'Iran che Israele non riesce a espugnare

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Quattro giorni di bombardamenti di Israele sull’Iran hanno colpito diversi siti nucleari ma non sono riusciti ancora a scalfire l’impianto di Fordow, il sito nucleare di arricchimento scavato novanta metri sotto una montagna a cento chilometri dalla capitale Teheran. Il conflitto esploso il 13 giugno quando Israele ha lanciato attacchi preventivi temendo che l’Iran fosse ormai prossimo alla bomba nucleare ha distrutto l’impianto pilota di Natanz e ucciso alti comandanti militari iraniani, ma nonostante la potenza tecnologica e di intelligence israeliana, tra le migliori al mondo, questa fortezza sotterranea non è ancora stata penetrata: qui l’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha scoperto nel 2023 particelle di uranio arricchite all’83,7%, pericolosamente vicino al 90% necessario per costruire armi atomiche.

Il bunker inespugnabile che sfida la tecnologia militare

L’impianto di Fordow rappresenta il gioiello nascosto del programma nucleare iraniano, un complesso sotterraneo la cui origine risale al 2006-2007 quando l’Iran iniziò segretamente i lavori presso una ex base delle Guardie Rivoluzionarie, l’organizzazione paramilitare d’élite che protegge il regime degli ayatollah. L’impianto ha una funzione specifica nel ciclo nucleare: ospita centrifughe che arricchiscono l’uranio, un processo che separa l’isotopo uranio-235 (utilizzabile per reattori e armi nucleari) dall’uranio-238 comune che si trova in natura. Solo il 21 settembre 2009, dopo che i servizi segreti occidentali avevano scoperto il sito, Teheran ne ha rivelato l’esistenza all’Agenzia internazionale per l’energia atomica.

Tuttavia, le ridotte dimensioni dell’impianto hanno sollevato più di un dubbio sulla sua reale finalità. Un impianto civile, infatti, necessiterebbe di decine di migliaia di centrifughe per produrre combustibile destinato alle centrali elettriche. Fordow, al contrario, sembra progettato su misura per produrre, in modo discreto, piccole quantità di uranio altamente arricchito, compatibili con un possibile impiego bellico. La struttura stessa contribuisce a rafforzare questa ipotesi. Il sito è scavato nella roccia solida di una montagna alta 960 metri, con tunnel di accesso situati a grandi altitudini che conducono a sale operative profonde tra gli 80 e i 90 metri sotto la sommità.

A rendere Fordow ancora più difficile da colpire è l’impiego di un calcestruzzo speciale sviluppato dagli ingegneri iraniani: miscelato con polvere di quarzo e fibre ad alte prestazioni, questo “calcestruzzo intelligente” raggiunge una resistenza alla compressione di 30mila psi, ben oltre i 4mila del cemento tradizionale. Oltre a garantire una protezione sismica in un Paese soggetto a frequenti terremoti, tale materiale rende il sito altamente resistente anche agli attacchi aerei con bombe bunker-buster convenzionali.

La sfida militare che nemmeno l’America può vincere facilmente

L’unica arma teoricamente in grado di penetrare le difese del sito è la Massive ordnance penetrator, una bomba bunker-buster americana da 30mila libbre (circa 14 tonnellate) progettata specificamente per distruggere bunker sotterranei profondissimi. Questo ordigno, trasportabile solo dai bombardieri stealth B-2 Spirit (aerei invisibili ai radar che costano 2 miliardi di dollari ciascuno), può raggiungere profondità di circa sessanta metri attraverso cemento armato, ma anche così richiederebbe almeno due lanci in rapida successione per distruggere le strutture più profonde di Fordow. Israele si trova in una posizione ancora più difficile: non possiede né la Mop né i bombardieri B-2, dovendo fare affidamento su armi più piccole come le Gbu-28 che possono penetrare solo 6 metri di cemento armato, insufficienti per raggiungere le sale di arricchimento principali situate a novanta metri di profondità.

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