mercoledì, Giugno 18, 2025

Antropocene, facciamo il punto sul concetto che ha ispirato uno dei testi argomentativi per la prima prova della maturità 2025

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Gli esami di maturità sono cominciati. Durante questa mattinata di mercoledì 18 giugno, mezzo milione di studenti sta affrontando la prima prova scritta di italiano, comune a tutti gli indirizzi scolastici. Tra le diverse tracce proposte dal Ministero dell’istruzione e del merito, suddivise in analisi del testo, testo argomentativo e tema d’attualità, c’è quella relativa al concetto di Antropocene. Ecco di cosa si tratta.

L’Antropocene agli esami di maturità 2025

La traccia del testo argomentativo proposta agli esami di maturità è un brano tratto da “Un quarto d’era (geologica) di celebrità” di Telmo Pievani, filosofo della scienza e divulgatore, sull’Antropocene, l’attuale periodo della storia del nostro pianeta segnato dal significativo impatto degli esseri umani. In particolare, l’autore riflette sull’impatto ambientale della nostra civiltà e sulla cosiddetta tecnosfera, ossia il mondo di oggetti, infrastrutture, rifiuti, scorie e materiali prodotti dagli esseri umani. Una vera e propria stratificazione artificiale che si aggiunge a quella naturale e che, in termini di massa, sta rapidamente superando quella degli esseri viventi, ossia la biomassa. Una crescita ormai incontrollata della tecnosfera in un’epoca che l’autore definisce come un “vicolo cieco”, in cui rischiamo di compromettere e alterare gli equilibri dell’ecosistema terrestre.

L’epoca geologica

Ricordiamo brevemente che l’epoca in cui viviamo oggi si chiama ufficialmente Olocene, ed ed è cominciata circa 11 mila anni fa. A partire dal 2009, come vi abbiamo già raccontato, un gruppo di geologi ha tuttavia avanzato l’ipotesi di stabilire l’inizio di una nuova epoca geologica, l’Antropocene. Coniato nel 2000, questo termine indica sostanzialmente l’impatto degli esseri umani sul clima e sugli ecosistemi terrestri. Come sostenuto da una review pubblicata nel 2016 su Science, sebbene abbiamo da sempre modificato l’ambiente in cui viviamo, negli ultimi tempi lo abbiamo fatto in modo più significativo, per esempio tramite l’uso di materiali, come plastica e cemento, che hanno cominciato a lascare traccia nei sedimenti, e i test nucleari che hanno arricchito l’atmosfera di radionuclidi. Tuttavia, lo scorso anno la Subcommission on Quaternary Stratigraphy (Sqs), un sottogruppo della International Commission on Stratigraphy (Ics), non ha ritenuto ancora opportuno passare all’uso del termine Antropocene per indicare l’attuale epoca geologica.

Il brano di Pievani

Il testo è tratto da: Telmo Pievani, Un quarto d’era (geologica) di celebrità, in Sotto il vulcano, Feltrinelli, Milano, 2022. pp. 30-31.

I nostri successori studieranno l’Antropocene e capiranno il vicolo cieco in cui ci siamo infilati. […] Le firme sedimentarie dell’attività umana non mentono. I decenni del Novecento sono tali e tante che anche lo sguardo di un geologo del futuro non avrebbe dubbi: qui c’è un punto di svolta nella storia del pianeta. L’impronta dell’uomo è così diffusa e profonda che adesso è diventata, grazie ai big data, misurabile e quantificabile in cifre impressionanti. […] Immaginate un mondo che l’umanità ha creato dal nulla, un mondo di oggetti, di infrastrutture, di rifiuti, di scorie, di materiali che non esisterebbero in natura se non li avessimo inventati noi. Questo mondo artificiale, che si aggiunge a quello naturale, si chiama tecnosfera. È la somma di tutte le cose che abbiamo prodotto, usato, scartato, fuso, bruciato, gettato, riciclato, fuso di nuovo, accumulato, sepolto, dimenticato, lasciato arrugginire. Sono automobili, treni, aerei, telefoni, computer, lampadine, vestiti, libri, grattacieli, dighe, autostrade, navi, sottomarini, centrali elettriche, raffinerie, impianti industriali, tubature, cavi, dighe, rifiuti di ogni genere, plastica e rifiuti radioattivi. Tutto ciò che abbiamo costruito e lasciato in eredità al pianeta, compresi i nostri rifiuti, fa parte della tecnosfera.

Oggi noi umani, che rappresentiamo solo lo 0,01 per cento alla biomassa globale, abbiamo riempito il mondo di 1,1 teratonellate di cose. Questa è l’impronta dell’Antropocene. Senza una rapida inversione di tendenza, il consumo mondiale seguirà modelli circolari, la massa degli oggetti artificiali continuerà a raddoppiare ogni vent’anni, sfuggendo al controllo. Nel nostro geologico quarto d’ora di celebrità, ci siamo fatti notare”.

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