venerdì, Giugno 20, 2025

Intelligenza artificiale e diritto d'autore, si può imporre per legge che l'AI rispetti il copyright?

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I professionisti del settore lanciano l’allarme su vere e proprie “sostituzioni” di artisti ad opera dell’intelligenza artificiale, operazioni ottenute con un procedimento molto simile a quello utilizzato da ChatGPT per creare immagini con lo stile di Hayao Miyazaki, co-fondatore dello Studio Ghibli. “Io non voglio che le mie figlie vadano a vedere un concerto con un ologramma – ha spiegato ancora Daniele Giulianio che si emozionino per una batteria campionata, ma per il batterista che suda e che sbaglia un charleston, perché l’arte risiede nelle sue fantastiche imperfezioni. E poi c’è la frode ai danni del pubblico: se qualcuno guarda un film e non gli viene detto che le voci di quel film sono sintetiche, subisce un danno. L’appropriazione indebita di un’identità vocale per noi è una questione culturale e di sicurezza, perché si lega anche a potenziali illeciti e truffe, che possono andare dal politico a cui si mettono in bocca frasi che non ha mai detto, al truffatore che manda un vocale a un’anziana chiedendole dei soldi utilizzando la voce del nipote”.

In sostanza, gli addetti ai lavori chiedono al governo di rendere il quadro normativo relativo a intelligenza artificiale e diritto d’autore più severo, cercando di superare le difficoltà oggettive nell’individuare le fonti utilizzate dai colossi informatici per addestrare i modelli: la metafora potrebbe essere quella di un enorme scolapasta in cui si riescono a coprire alcuni fori, ma non si riesce a impedire che il liquido esca da altri. E se sui dati è già tecnicamente possibile un tracciamento, sugli algoritmi utilizzati dagli applicativi si brancola ancora nel buio.

Il confine tra sviluppo dell’intelligenza artificiale e violazione del diritto d’autore

Nessuno è contro la tecnologia – ha puntualizzato Fabrizio Benzoni nel suo intervento –  ma riteniamo sbagliato mettere in discussione il pensiero critico e credere che l’intelligenza artificiale diventi la realtà e sostituisca qualsiasi pensiero. In tutti i periodi storici in cui è sparito il pensiero critico, è sparita la civiltà. Nel caso dell’arte, bisogna tenere conto che quest’ultima rappresenta l’unicità e l’intelligenza artificiale la deve tutelare: sarebbe grave se ciò non accadesse. Assieme al Pd, abbiamo presentato un emendamento congiunto alla legge delega al governo in materia di AI che prevede le eccezioni per scopo di ricerca, perimetrando un’eccezione che ha rappresentato per anni un escamotage, per i fornitori, per sfruttare illecitamente materiale tutelato”.

Insomma, l’obiettivo è arrivare a una legge che impedisca il più possibile una giungla virtuale in cui l’arte e gli stessi artisti diventino dati archiviati e utilizzabili senza consenso. “Chiediamo al Governo italiano di agire con urgenza – ha aggiunto Andrea Casu – per fermare il sistematico saccheggio di opere protette da parte dei fornitori di intelligenza artificiale. Migliaia di libri, articoli, immagini, musiche e opere creative sono stati utilizzati per addestrare modelli senza il consenso degli autori, in violazione delle normative italiane ed europee sul diritto d’autore. Questo abuso mina le basi della nostra cultura, danneggia il lavoro di milioni di creativi e mette a rischio l’intero ecosistema editoriale, artistico e professionale”.

Come l’AI sta entrando nella pubblica amministrazione

Nel frattempo, L’Agenzia per l’Italia digitale (AgID) ha condotto l’indagine “L’intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione” per censire i progetti di intelligenza artificiale nelle pubbliche amministrazioni centrali e nei gestori di servizi pubblici nazionali. Nelle raccomandazioni dello studio, si sottolinea quanto sia fondamentale migliorare la qualità e la gestione dei dati, garantendo accuratezza, interoperabilità e rispetto della privacy. L’indagine è stata progettata per raccogliere in modo strutturato, comparabile e trasparente le informazioni relative a sei macro-ambiti, che sono le tecnologie adottate e modalità di addestramento dei modelli di intelligenza artificiale, i modelli di procurement e le fonti di finanziamento, gli stakeholder coinvolti e le loro competenze, gli impatti attesi delle soluzioni di AI, le criticità riscontrate e i fattori abilitanti il successo e le principali sfide legate all’adozione dell’intelligenza artificiale (inclusi sostenibilità e rischio secondo la classificazione dell’AI Act).

L’Osservatorio sull’amministrazione automatizzata ha censito i casi noti, ma chiede un registro pubblico aggiornato e sistematico per conoscere dove sono impiegati algoritmi e per prendere quali decisioni

Nelle conclusioni dell’indagine, si legge che l’88% dei progetti “non ricade in ambiti classificabili come ad alto rischio ai sensi dell’AI Act”. Le applicazioni potenzialmente rientranti in tali categorie riguardano in misura limitata settori come le infrastrutture critiche e la giustizia (entrambe al 3%), l’occupazione, la sicurezza dei prodotti, l’applicazione della legge (2%) e, in percentuali ancora più contenute, l’istruzione e l’accesso ai servizi essenziali (1%). Il dato conferma una limitata esposizione dei progetti pubblici censiti a scenari regolatori ad alta complessità, ma sottolinea l’importanza di un monitoraggio costante del rischio.

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