venerdì, Aprile 18, 2025

I migliori 15 film del 2016

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È stata una buona annata, non eccezionale (la scorsa fu migliore) ma molto buona. Se guardiamo i soli film usciti in sala in Italia nel 2016, escludendo quindi quelli visti ai festival, c’è stata una radicale risalita del cinema italiano, sia con film imprevedibili, sia con opere fieramente commerciali che infine con qualche autore o film più tradizionale.

Soprattutto, nonostante suoni strano, il cinema americano non è stato l’unico a valere il prezzo del biglietto ma c’è stato un buon ventaglio di paesi ai quali dare i nostri soldi per avere in cambio un film memorabile.

Cercando di bilanciare le produzioni immense distribuite in tantissime sale con i film più piccoli che magari è stato difficile vedere (ma che davvero sono sorprendenti e folgoranti), abbiamo messo insieme la top10 dell’anno che in breve è diventata top15, per non escludere altri 5 film molto meritevoli che non era giusto lasciare fuori.

15. Revenant
L’oscar a DiCaprio è stata la conseguenza più roboante ma Revenant è un tour de force che tiene vagamente a mente il western, mentre si muove tra paesaggi innevati come un film d’autore con in più la concretezza del cinema commerciale.

Valori produttivi simili, in condizioni simili sono da guinness dei primati, che poi ci sia anche una delle migliori fotografie dell’anno non lo si poteva davvero pretendere. E invece…
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14. The Witch
Uscito di soppiatto quest’estate è un horror che non è proprio un horror, forse il film piccolo di cui più si è discusso in assoluto.

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Ambientato all’epoca dei padri pellegrini americani (la vera caccia alle streghe) mette in scena storie di streghe tramandate da quei tempi come fossero autentiche, si sporca le mani con un realismo cui non siamo abituati e cerca l’orrore sia nelle persone che nel sovrannaturale.
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13. Nice Guys
Forse il miglior Shane Black di sempre (sì, anche rispetto ad Arma Letale). Divertente intelligente ma soprattutto molto tecnico. In Nice Guys accadono tantissime cose in tutti i punti delle inquadrature, le gag scaturiscono dal dialogo come dalle azioni e spesso trovano percorsi inattesi, alcune informazioni sono seminate nella prima parte per essere raccolte nella seconda. Un trionfo. Con Gosling e Crowe in grandissima forma, anche la parodia leggera del neo-noir viene perfetta.
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12. Fiore
Era uno dei film italiani a Cannes, puro cinema d’autore tradizionale ma dotato della forza dei casi migliori. Facce che vengono dal mondo reale (non attori), ragazzi carcerati che, nonostante la separazione, sviluppano una storia d’amore dietro le sbarre fatta di bigliettini e grida notturne. Giovannesi lavora addirittura di pianificazione architettonica per trovare dove possa nascondersi il sentimento vero in un carcere.
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11. Veloce come il vento
Che in Italia potessimo fare un film di corse in auto già pareva un miraggio ma che addirittura potessimo farlo bene non ci credeva nessuno. Invece Veloce come il vento centra tutto: protagonista, mentore, scene d’azione, inseguimenti, urla e salvataggi, training montage e fomento. Non lo celebreremo mai abbastanza per aver fatto tanto.
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10. La Pazza Gioia
Era difficilissimo raccontare due personaggi con problemi mentali, ancora più difficile farlo in una commedia, cioè rendendole un po’ ridicole. Vera impresa però è farlo all’italiana, con una sottile (nemmeno troppo) nota di dramma che non sfoci nel kitsch. Quasi impossibile alla fine alternare davvero il massimo del comico, al massimo del tragico, inserire nella testa dello spettatore il sospetto che un suicidio forse abbia un senso.
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9. Il libro della giungla
La Disney ci sta riempiendo di adattamenti in live action dei suoi cartoni classici, Il libro della giungla doveva essere uno come altri. Invece no. Jon Favreau (un regista e attore indipendente nell’animo che è come una mina vagante nelle major, porta grandi incassi con film strani e riusciti come fu Iron Man) si muove in un bosco tutto digitale che è disturbante e conturbante, modifica il cartone e non necessariamente all’insegna della filologia e di Kipling, trovando nelle immagini quel fascino e quell’attrazione che la sola storia non potrebbe più avere. Il risultato è un film bellissimo.
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8. Liberami
Il documentario italiano dell’anno senza nessun dubbio. Nel Sud Italia gli esorcismi sono largamente praticati ma non somigliano a quello che pensiamo siano. In una grotta c’è un prete che ha allestito una sua Chiesa e tra il grottesco e il drammatico dialoga con il demonio dentro le sue fedeli (quasi sempre donne), fa da consulente familiare alternando la piccola cortesia meridionale, il provincialismo del ci conosciamo tutti, a scontri dialettici con demoni che parlano attraverso signore impellicciate. Impossibile non ridere, impensabile non tenere a mente la forza con cui persone normali sembrano possedute più dalle costrizioni sociali che dai diavoli che menzionano. Nel complesso questo documentario è la definizione stessa di incredibile ma vero.
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7. Lo chiamavano Jeeg Robot
Quello che tutti speriamo sia l’araldo di una nuova era, un film italiano di genere intelligente, sveglio, divertente che ha un’idea di cinema completamente diversa da quella cui siamo abituati. Senza muovere un passo dall’intenzione di fare un film sensato e pieno di cose da dire, Gabriele Mainetti utilizza lo sfondo per parlare e il primo piano per intrattenere con un film di supereroi perfetto e impeccabile. Canovaccio americano classico, scrittura italiana (Menotti e Nicola Guaglianone), interpreti perfetti. Il miglior film italiano dell’anno.
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6. Lo and Behold
Werner Herzog realizza un documentario su internet. Quasi un ossimoro. Il risultato è una delle riflessioni migliori sulla follia della mitologia modernista. Herzog intervista i più eminenti scienziati e i nomi più grossi della internet culture e quasi li prende in giro per quanto scava nella loro mania, nel loro essere nerd, tirando fuori le profezie più assurde dalle menti più intelligenti.
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5. The Hateful Eight
Il western da camera di Tarantino è perfetto. Uno dei suoi film migliori in cui di scena in scena sembra voler rimandare quanto più possibile il momento della fine con una selva di dialoghi ed eventi. Il piacere del mettere in scena condiviso con il pubblico e prolungato al massimo come faceva Hans Landa in Bastardi senza gloria, quando attendeva la panna per dare una notizia sadica. Il contrario del teatro, il massimo del godurioso, cinema d’altri tempi che parla al pubblico di oggi in 70mm. Con un citazionismo ai minimi storici qui c’è davvero solo Quentin Tarantino.
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4. Little sister
Un film di Hirokazu Kore’eda che riceva una distribuzione in Italia è un festa, Little sister poi è uno dei più ammirabili. Tre sorelle di varie età vivono da sole da tempo, il padre che non sentono da tanto muore e scoprono di avere una sorellastra più piccola che viene a vivere da loro. Passiamo un anno nella loro vita a 4. Un’esperienza intensa di un’umanità contagiosa.
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3. È solo la fine del mondo
Xavier Dolan dopo Mommy non è più territorio esclusivo dei festival e dei loro adepti, ma autore conosciuto e discusso anche da noi. Amato da molti, osteggiato da altrettanti, con È solo la fine del mondo ha girato un capolavoro audacissimo, tanto che gli frutterà ancor più livore probabilmente. In realtà è un melodrammone che rifiuta di somigliare a qualsiasi altra cosa e inventa da sé le proprie regole. Da vedere per capire cosa si intende per “nuovo” al cinema.
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2. Il cittadino illustre
Piccola distribuzione in Italia per questo gigantesco film che si è fatto valere al festival di Venezia. Storia di uno scrittore che vince il Nobel e nel ritirarlo afferma che il vincere questo premio è la pietra tombale sulla propria vita artistica. Distrutto e disilluso accetta l’invito nel suo paesino d’origine per essere celebrato. Quel che segue è un viaggio letteralmente esilarante nel cuore perfido della piccineria provinciale e nel kitsch. Con un finale che svela a sorpresa il vero intento del viaggio e una parte centrale che sfrutta ogni risata per parlare di umanità. Contiene la presentazione Power Point più divertente di sempre.
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1. Tutti vogliono qualcosa
Richard Linklater è tornato alle atmosfere di La vita è un sogno (Dazed and confused) ma tutto è cambiato. Questo film che racconta i due giorni prima che un gruppo di ragazzi inizino il college è una storia senza trama che segue adolescenti texani per un paio di giornate in una quotidianità così potente e viva che non annoia mai e la si potrebbe guardare per ore.

Il cinema moderno, come le serie tv moderne, sempre di più cercano di liberarsi dall’obbligo di avere un intreccio per narrare solo la vita nella maniera più ordinaria. È un’impresa complessa che a quasi tutti non riesce. Tutti vogliono qualcosa è uno degli esempi più fulgidi, di dove questo stile di racconto possa portare gli spettatori, di che forza devastante può avere. Cinema coraggiosissimo e stupendo.
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