Questo articolo è stato pubblicato da questo sito


Non vorrei rompere le uova nel paniere e fare la rompiscatole, ma da donna ritengo che legare l’8 marzo a un odioso sciopero generale di trasporti, scuole e sanità sia il modo migliore per darci la zappa sui piedi da sole e annacquare ulteriormente un evento simbolo della lotta femminile.
Mi sfugge la logica per cui uno stop dei servizi essenziali dovrebbe sensibilizzare l’opinione pubblica non solo sulla violenza contro le donne, ma sulla violenza di genere (perché è questo il principale motivo della campagna). E mi sfugge come si possa legare la violenza di genere ai problemi dei lavoratori in Italia, a prescindere dal loro sesso.
Ma andiamo per ordine. Oggi, come sapete, è la giornata internazionale della donna ed è anche una giornata di blocchi e proteste in circa 40 paesi del mondo, Italia compresa.
A promuovere l’iniziativa è il Movimento Internazionale delle Donne che ha lanciato una campagna globale per protestare l’8 marzo contro la violenza di genere attraverso manifestazioni in tutto il mondo.
In America si protesta contro Trump. Da noi l’organizzazione Non una di meno ha richiesto alle principali sigle sindacali di aderire a #Lottomarzo concedendo alle lavoratrici di tutti i settori coinvolti di esercitare il diritto di sciopero .
Se si guarda alla storia dell’8 marzo è indubbio che la giornata nasca proprio per celebrare le proteste delle donne contro una serie di discriminazioni (lavorative e politiche), ma #Lottomarzo usa un mezzo di protesta tipico del mondo del lavoro per protestare contro la violenza di genere, non contro le discriminazioni delle donne sul lavoro in particolare.
Leggi anche
C’è un problema di coerenza tra motivi della protesta, interessi e mezzi di protesta.
È vero che i diritti delle donne siano lungi dall’essere attuati attraverso serie politiche di welfare e un approccio culturare più progressista, ma fatico a capire come uno sciopero generale motivi la politica ad adottare provvedimenti per quei diritti. Semmai il messaggio che passa è che i lavoratori hanno dei diritti che vogliono vedersi riconosciuti, ma appunto qui le donne allora cosa c’entrano se la protesta riguarda tutti i lavoratori?
Se i tassisti protestano contro un decreto che minaccia il loro settore, piaccia o no, la loro protesta è coerente. Se noi donne paralizziamo i servizi pubblici, quale effetto dovremmo sortire a parte disagi per altre donne e non solo? Provvedimenti per i lavoratori? E che c’entra allora la violenza di genere con il lavoro? Si vuole forse dire che le donne sono discriminate sul lavoro per il loro sesso, che ricevono paghe più basse? Ok, ma allora perché la chiamata alle armi contro la violenza di genere?
Al di là degli slogan (e se tutte le donne si bloccassero per un giorno?) vorrei ragionare anche su questo passaggio: a livello comunicativo sembra che le sigle sindacali che hanno aderito – Usi, Slai Cobas, Cobas, Confederazione dei Comitati di Base, Usb, Sial Cobas, Usi-Ait, Usb, Sgb, Flc e Cgil – abbiano concesso un diritto di sciopero alle donne in quanto donne. Chiaramente non è così, trattandosi di sciopero generale il blocco riguarda tutti i dipendenti, ma il semplice legame tra il genere e il diritto di sciopero confonde le idee e crea un cortocircuito logico facendoci trovare di fronte a uno sciopero nazionale contro le discriminazioni di genere creato in base a una discriminante di genere. Uno sciopero sessista.
La verità è che, non avendo ancora abbastanza voce per cambiare davvero le cose – altrimenti non avremmo una morta ammazzata dal compagno/marito/fidanzato ogni 10 minuti – cerchiamo di cavalcare strumenti ed eventi di grande risonanza mediatica per far arrivare richieste fondamentali ai decisori politici, alla società. Ma questo mischiare contentuti e contenitori, questa illogicità, questa incoerenza programmata, rischiano di indebolire, anziché rafforzare, le ragioni di una lotta.
È come se, al di là delle ottime intenzioni alla base delle iniziative di oggi, ci sia una nota stonata. Una sorta di superficialità nella scelta delle strategie che invece sono fondamentali per ottenere ciò che vogliamo: se non siamo in grado di individuare i giusti mezzi di protesta, come facciamo a vincere la battaglia?
Vuoi ricevere aggiornamenti su questo argomento?