giovedì, Luglio 3, 2025

Max Pezzali a San Siro resta sempre un mito

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Max Pezzali a San Siro è stato reale. E rappresenta proprio questo, anche ora che di anni ne sono passati trenta: un bagno di concretezza, senza che però questo insozzi o annichilisca la donna, il sogno, il grande incubo del suo e nostro immaginario. Max Pezzali trent’anni dopo è ancora lo slancio del «se vuoi sognarlo, puoi farlo a qualsiasi età». Che è un mutuo prestito disneyano, ma che guarda ai supereroi della Marvel per metterlo in pratica. Max Pezzali e i suoi trent’anni di carriera sono quel «sono ancora qua, eh già» di Vasco, però con una prospettiva meno disincantata. Piuttosto sono la riprova e l’opportunità di credere nei sogni possibili a qualsiasi età anagrafica. La prospettiva di avere davanti ancora tanto da realizzare, il senso più puro di tutto ciò che non si è corrotto con i tempi e che è ancora possibile. Quella speciale, scanzonata, salvifica salvezza che – quasi a monito – ti riporta a casa, all’essenziale pure in un mondo che cade a pezzi, che mente, che accampa scuse più che abbracci. E a che serve, in fondo affondare? La ricetta di Max è sempre la stessa, sta a galla piuttosto. Bastano un deca e via: rotta per casa di dio con gli amici, pure a notte fonda se serve. Che in fin dei conti, puoi pure far serata e un buco nell’acqua ed essere felice ugualmente con una birra e un camogli condiviso. Non conquisterai la regina del celebrità, andrai in bianco al Jolly Blue. Non ci sarà nemmeno Sabrina Salerno (l’indimenticata Sei un mito, proprio del film Jolly Blue) a concederti un bacio o un nuovo appuntamento, stavolta. Forse varrà la regola controvertibile dell’amico (controvertibile, invero, considerando proprio che Max ha sposato la migliore amica, Debora Pelamatti). Ma ci sarà ancora vita, ancora speranza. Questo è il segreto del perché, pezzi di successo intramontabili a parte, Max è così amato in maniera trasversale: perché in fondo è uno di noi, uno che, da professionista, ha mantenuta salda la connessione alla fallibilità, alle vicende ballerine dell’esistenza, alle cadute e alle risalite, all’elogio della semplicità nonostante tutto.

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