venerdì, Ottobre 25, 2024

Stromae, l'uomo che veniva da altrove

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Giacca Marine Serre camicia Dunhill cravatta  Burberry

Giacca Marine Serre, camicia Dunhill, cravatta  Burberry 

Il paragone è evidente. Tuttavia, non osiamo citarlo. Per timidezza, molto probabilmente. Ma forse anche perché sembra troppo convenuto, troppo atteso. Alla fine, dopo qualche minuto di chiacchierata, Stromae fa lui stesso l’accostamento: «Condivido chiaramente con Brel la volontà di raccontare con disinvoltura l’umano e l’universale attraverso persone senza più illusioni», racconta con tono educato, talmente sincero che non vi si potrebbe trovare traccia di ambiguità. Nessuna incertezza, nessuno dubbio, soltanto fatti incontestabili. «Scrivere canzoni sul mio piccolo mondo personale, la vita da artista, i tour, il rapporto con la celebrità, non mi interessa. Preferisco tenere queste considerazioni per mia moglie e i miei amici. Non sono tra quegli artisti che considerano la loro musica come un diario intimo. Sulla falsariga di Comme ils disent di Charles Aznavour, in cui si mette nei panni di un omosessuale, ho voglia di mettere in luce persone o fatti della società. E per questo, che cosa c’è di più divertente che incarnare dei personaggi?».

La fabbrica del maestro

Se la domanda è retorica, è perché lui è un artista convinto. Per quanto si autorizzi il dubbio e dia prova di un’evidente sensibilità, il cantautore belga sembra sicuro delle sue forze, in sintonia con il suo percorso artistico e cosciente di chi è. Quando parla, ha l’espressione serena degli uomini a cui riesce tutto, si esprime senza arroganza e preferisce sistematicamente la curiosità al luogo comune, la riflessione alla spontaneità, la semplicità ai capricci. È quindi con la massima naturalezza che lo ritroviamo in Avenue Louise, una delle arterie più apprezzate di Bruxelles, nei locali della sua etichetta. L’interno è cosy, senza eccesso, né arredamento estremo. A dire il vero, gli uffici di Mosaert potrebbero essere quelli di una qualsiasi agenzia creativa con i soffitti alti, le grandi vetrate, i mobili di legno chiaro e i divani eleganti. Qui, in un angolo dell’appartamento trasformato in studio, Stromae ha registrato le parti essenziali del suo ultimo album. La sua particolarità? Affacciarsi all’esterno con grandi vetri che lasciano passare la luce del giorno e offrono all’artista una vista a perdita d’occhio sugli edifici circostanti. «Non avevo voglia di rintanarmi nel buio, volevo semplicemente un posto per me, dedicato alla creazione», ribadisce, visibilmente felice di avere a disposizione il suo bozzolo. Nello slancio, il belga confida inoltre il bisogno di solitudine nel momento in cui pensa la sua musica. Per cortesia? «Sì, nel senso che non mi piace avere l’impressione di far perdere del tempo a qualcuno chiedendogli di venire un giorno in cui, alla fine, non ho ispirazione». Per pudore? «Essere solo è la garanzia di essere il più sincero possibile. Per quanto vada molto d’accordo con il mio team, non ho voglia di sentire la loro pressione, di avere la sensazione di doverli compiacere e di non ascoltare più i miei desideri al momento di creare». 

Per Multitude, Stromae si è seduto davanti al microfono, solo, passando a volte più di quattro ore a registrare. È molto, è ripetitivo, rasenta l’ossessione, ma è apparentemente un processo creativo necessario al maestro (parola di cui Stromae è anagramma) per trovare l’alchimia tra un bel vocabolo, il suo senso e la sua sonorità. «Non ho voglia di scrivere canzoni prive di senso che suonano bene, né di tradurre in canzone della poesia: mi colloco tra le due», precisa. In futuro, sogna di scrivere potenzialmente brani privi di rime, citando come esempi Koba LaD e la rumba congolese. L’interesse, secondo lui, sarebbe favorire una maggiore libertà al momento della scrittura, essere meno dipendente dagli schemi delle rime, concedersi pensieri o testi finora inimmaginabili.

Per un’arte totale

Può essere sorprendente sentire un simile discorso dalla bocca di un artista che sembra potersi permettere qualsiasi cosa. E che, di fatto, si permette molto: clip per la crema del pop (Billie Eilish, Dua Lipa, Major Lazer), collaborazioni con rapper francofoni (Disiz, Orelsan, Caballero & JeanJass), un documentario in tre parti in cui le star della musica (Lorde, Madonna, Will.i.am, Angèle…) raccontano tutto il bene che pensano di lui, live da Jimmy Fallon, e addirittura un brano con i Coldplay o legami con la moda attraverso le collezioni di Mosaert. Un simile cv potrebbe tradire l’ambizione di un artista opportunista, sempre pronto a vampirizzare le tendenze.

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