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Nella nottata tra ieri e oggi Newsweek, una delle principali testate statunitensi, ha rivelato di aver ricevuto informazioni da parte di un whistleblower del Servizio Federale di Sicurezza russo (il successore diretto del Kgb, noto anche con la sigla Fsb) riguardo azioni militari che Mosca avrebbe voluto intraprendere nei confronti del Giappone (paese che fa parte della Nato) nel corso del 2021. Tali informazioni sarebbero giunte tramite Vladimir Osechkin, attivista per i diritti umani di origine russa attualmente esiliato in Francia e in contatto diretto con un un agente del Fsb.
Il pretesto del conflitto riguarda le Isole Curili, un arcipelago scarsamente popolato ma di grande importanza strategica situato a nord del Giappone, tra l’Hokkaido e la Kamchatka. Colonizzate dai giapponesi a partire dalla seconda metà del XIX secolo, le isole restarono sotto il controllo imperiale fino al 1945, quando l’Unione Sovietica le reclamò come bottino di guerra in virtù degli accordi siglati con gli Alleati. Da allora il Giappone non ha mai accettato il trattato di pace con Mosca, continuando a rivendicare la sovranità delle quattro isole più meridionali.
Secondo Newsweek l’informatore di Osenkin avrebbe collocato nell’estate del 2021, in particolare agosto, il momento in cui la Russia sarebbe stata più pronta a un conflitto contro il paese asiatico. A fare da contorno una macchina della propaganda mirata a rievocare il passato di invasioni e genocidi del fu impero giapponese, evidenziando la svolta “nazista” intrapresa dalla politica estera nipponica negli ultimi anni, in particolare sotto la discussa amministrazione di Shinzo Abe.
Benché siano quasi ottant’anni che la questione delle Curili contribuisce a una costante tensione di fondo nei rapporti tra Tokyo e Mosca, è solo nell’ultimo decennio che la situazione ha subito sviluppi delicati, in particolare dopo che nel 2011 l’allora presidente della Federazione Russa Dmitry Medvedev aveva invocato sostanziosi rinforzi delle difese militari nell’arcipelago, a cui fece seguito nel 2015 l’installazione di missili antiaerei e l’arrivo di elicotteri e sottomarini da guerra. Dall’altra parte il Giappone, proprio nella figura di Abe, aveva cercato di porre enfasi sull’importanza dei negoziati, senza però rinunciare alle storiche rivendicazioni.
Per entrambi i paesi quello che è stato definito poco più di un “arcipelago di scogli”, in maniera non dissimile all’altro arcipelago conteso al Giappone, le Senkaku, ha in realtà un’indubbia importanza strategica, oltre che una valenza simbolica molto forte: se per la Russia le isole Curili rimangono una compensazione per gli sforzi profusi nel corso del secondo conflitto mondiale, per il Giappone rappresentano l’ultimo lascito di una potenza imperiale il cui abbandono in molti, nella classe dirigenziale nipponica, non hanno mai pienamente accettato.
Nella documentazione condivisa con Newsweek non viene fatta alcuna menzione dell’Articolo 5 della carta della Nato, di cui si è parlato molto nelle ultime settimane e che quasi sicuramente sarebbe stato invocato dal governo giapponese nel caso di una escalation militare russa. Al momento non sono note repliche da parte dei ministeri dell’estero di Russia e Giappone, contattati da Newsweek per chiarimenti sulla questione.