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In una fotografia, al giorno d’oggi, qual è il confine tra realtà e finzione? È questo il punto di partenza della riflessione di Kevin Abosch, artista concettuale irlandese ma sostanzialmente globe trotter da una vita, che fino al 24 giugno propone a Milano, al Dynamic Art Museum, un’opera che s’intitola come la città stessa. Il contesto non è casuale: il Dynamic Art Museum è un format museale innovativo che combina collezioni di arte pittorica classica all’arte digitale nell’assunto che tutta l’arte è contemporanea, fluida e in evoluzione. In queste settimane ospita On Stage, nuovo progetto dedicato al mondo dell’arte digitale in cui sono presentati, live o tramite video realizzati ad hoc ed in esclusiva per il museo, alcuni fra gli artisti più riconosciuti nel panorama internazionale.
Tra questi, Abosch non poteva mancare: le sue opere si sono viste nelle realtà espositive più importanti al mondo dall’Hermitage di San Pietroburgo al Jeu de Paume di Parigi, e la sua ricerca innovativa, che trascende i limiti stesse delle varie discipline, l’ha portato a essere definito “cryptoartist”. Nella sua carriera, in effetti, ha indagato diversi campi tra i più avveniristici e di stretta attualità, dalla blockchain al machine learning, passando per le tecnologie generative. Dopo aver suscitato clamore globale nel 2015, quando la sua foto Potato #345 è stata venduta per un milione di euro, proprio per riflettere sul concetto di valore nell’arte Abosch ha creato dieci milioni di token in criptocurrency, per poi connetterli alla concretezza del suo corpo con stringhe numeriche stampate utilizzando come inchiostro il suo stesso sangue (il progetto si chiamava, con arguto gioco di parole, IAMA Coin). L’approccio che Abosch ha con queste tecnologie è sempre di sfruttamento concettuale ma anche di approccio critico: per prendere in qualche modo in giro le velleità di chi accumula monete virtuali col solo obiettivo di comprarsi una Lamborghini, nel 2018 realizza Yellow Lambo, una scultura di neon gialli che riproducono il riferimento a un altro token chiamato YLAMBO (l’opera fu poi venduta a 400mila dollari a Michael Jackson, ovviamente non il defunto re del pop, bensì un ex manager di Skype).
L’esposizione al Dynamic Art Museum
Ma veniamo quindi a milan s.06b – questo il titolo dell’opera ospitata al Dynamic Art Museum – e alle sue ultime sperimentazioni con l’intelligenza artificiale: grazie ai modelli generativi Abosch ha creato un videowork che immagina una violenta rivolta urbana svolgersi tra le strade meneghine. Tutto molto realistico, a una prima occhiata, ma avvicinandosi ci si rende conto che tutto è distorto, manipolato: “Gli strumenti tecnologici recenti hanno spinto al limite la possibilità di manipolare i dati, quindi tutti sono ossessionati dal capire dove risieda ormai la verità”, ci racconta l’artista: “Creare immagini, e in questo caso video sintetici attorno a qualcosa che d’abitudine verrebbe raccontato dalla fotografia di cronaca, provoca questa conversazione che dobbiamo fare su dove risieda oggi la verità”.