giovedì, Luglio 3, 2025

Oceano Indiano, svelato il mistero dell'enorme buco gravitazionale

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I geologi lo chiamano “Indian Ocean Geoid Low” (Iogl): si tratta del punto della Terra, nell’oceano Indiano, in cui la forza di gravità è più debole in assoluto. Il fenomeno è noto da molto tempo e può essere misurato tramite specifici strumenti, ma spiegarne le origini non è stato semplice. Attraverso l’utilizzo di modelli computazionali, un gruppo di ricerca guidato da Attreyee Ghosh, professoressa associata presso l’Indian Insitute of Science, ha indagato l’evoluzione delle placche terrestri in questa zona del globo a partire da 140 milioni anni fa. I risultati, pubblicati su Geophysical Research Letters, sembrano indicare che il fenomeno abbia avuto origine a partire dai movimenti della crosta terrestre nel vicino continente africano.

Che forma ha la Terra?

La Terra non ha una forma sferica – o, per meglio dire, perfettamente ellissoiadale – ma assomiglia piuttosto a una forma irregolare, come quella di una patata: in termini tecnici, questa forma si chiama geoide. La si ottiene tenendo conto delle irregolarità gravitazionali del nostro pianeta, dovute all’ineguale distribuzione di materia (e quindi di massa) al suo interno, e corrisponde a quella che sarebbe una superficie esattamente perpendicolare in ogni suo punto alla direzione della forza gravitazionale. La più grande di queste irregolarità è appunto costituita dal “buco gravitazionale” che si trova in corrispondenza dell’Oceano Indiano: “L’esistenza dell’Indian Ocean Geoid Low è uno dei più eccezionali problemi delle Scienze della Terra”, aveva spiegato Ghosh anni fa. La ricercatrice, così come molti altri geologi nel mondo, si occupa infatti di questa materia da tempo, e già nel 2017 era stata la prima autrice di una pubblicazione che aveva aperto la strada all’ipotesi che la minore gravità che caratterizza questa area della Terra potesse essere dovuta alla risalita di rocce molto calde, e quindi formate da materia meno densa e più “leggera”, all’interno del mantello terrestre. Movimenti di questo tipo non erano stati registrati esattamente in corrispondenza dell’Iogl, ma erano stati rilevati nel vicino continente africano: “Un minimo geoidico o un’anomalia geoidica negativa sarebbero causati da un deficit di massa nel mantello profondo. Il nostro studio spiega questo minimo con materiale più caldo e leggero che si estende da una profondità di 300 km fino a ~900 km nell’Oceano Indiano settentrionale, molto probabilmente derivante dal superplume africano”, aveva spiegato Ghosh.

Una forma in continuo mutamento

Con il nuovo studio, Ghosh e il suo gruppo di ricerca hanno fatto un passo in più, simulando l’evoluzione e i movimenti delle placche terrestri nel corso degli ultimi 140 milioni di anni: l’ipotesi formulata nel 2017 sarebbe coerente con le recenti simulazioni e le analisi da esse ottenute. Come riporta Scientific American, secondo Debanjan Pal, primo autore del recente studio, l’Iogl ha probabilmente assunto la sua forma attuale circa 20 milioni anni fa, ma non è destinato a mantenerla per sempre: “Quando le anomalie di temperatura che causano questo geoid low si sposteranno dalla posizione attuale – conclude Pal – il geoid low inizierà a dissiparsi”.

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