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Non a caso, i colossi tecnologici mondiali stanno investendo molto sullo sviluppo della fotonica del silicio. Tra questi Intel, Cisco e Ibm, ma anche la cinese Huawei. In generale Pechino non vuole farsi trovare impreparata: per questo, qualche tempo fa, ha annunciato la prima linea di produzione di chip fotonici per il 2023. Secondo una stima dell’associazione industriale Semi, il mercato globale della fotonica del silicio dovrebbe raggiungere i 7,86 miliardi di dollari entro il 2030, con un tasso di crescita annuale composto del 25,7%, rispetto agli 1,26 miliardi di dollari del 2022.
La presenza italiana
Il Semicon 2023 ha avuto anche delle sezioni dedicate ai Paesi ospiti. In particolare: Australia, Repubblica Ceca, Germania, Giappone, Paesi Bassi, Polonia, Singapore, Regno Unito, Stati Uniti. E Italia. Già, perché l’Ufficio Ice (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane) di Taipei ha organizzato la prima presenza istituzionale italiana all’evento, in collaborazione con il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e il ministero delle Imprese e del made in Italy. L’obiettivo della presenza italiana è stata quella di illustrare l’articolato ecosistema italiano della microelettronica – dalla ricerca, alla formazione di talenti, alla progettazione e produzione di microprocessori, alle misure pubbliche di sostegno – per stimolare l’interesse di potenziali investitori taiwanesi.
Le aziende taiwanesi possono trovare in Italia opportunità tanto di collaborazione scientifica e industriale quanto di investimento produttivo, come testimoniato dall’insediamento di Globalwafers. Gli scambi sul settore tra Italia e Taiwan sono peraltro in aumento, come testimonia la recente partecipazione di alcuni italiani al Taiwan-Europe Semiconductor Short-term Training Program, che ha consentito ad alcuni esperti del settore di restare sull’isola nel mega cluster di Hsinchu, durante il mese di agosto.
Come spiega l’Ufficio Ice di Taipei, “La generale adozione di semiconduttori in carburo di silicio da parte dell’industria dell’auto elettrica esalta il ruolo dell’ecosistema italiano che, grazie alla lungimiranza di Cnr-Imm (Istituto italiano per la microelettronica e microsistemi, ndr), l’Università di Catania e StMicroelectronics (azienda italo-francese produttrice di componenti elettronici a semiconduttore, ndr) sin dal 1996 ha pionieristicamente sviluppato l’impiego di questo materiale nei circuiti elettronici”. La delegazione italiana è stata peraltro guidata da Alberto Sangiovanni Vincentelli, presidente della neonata Fondazione Chip.it, che si propone di favorire la crescita del settore in modo integrato. Presenti anche Corrado Spinella, direttore del dipartimento di Fisica e scienze della materia del Cnr (principale ente pubblico di ricerca italiano), e Sabina Merlo, del Dipartimento di Ingegneria Industriale e dell’Informazione dell’Università di Pavia.