giovedì, Dicembre 7, 2023

Internet, l'Europa deve decidere chi paga le reti del futuro

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L’Europa deve agire per proteggere il suo futuro digitale e, per farlo, deve rivedere l’attuale quadro normativo delle telecomunicazioni in tema di reti internet e consentire alle aziende leader del settore e alle piccole e medie imprese continentali di competere a livello globale. È questa la richiesta contenuta in una lettera sottoscritta e inviata alla Commissione europea dagli amministratori delegati di venti società europee di telecomunicazioni, tra i quali i numeri uno di Vodafone e Tim Margherita Della Valle e Pietro Labriola.

Poiché, come si legge nel documento, “senza gli investimenti necessari il ‘decennio digitale’ fallirà” e proprio “gli investimenti futuri sono sottoposti a forti pressioni”, le telco chiedono una revisione dei regolamenti esistenti utile a evitare la frammentazione del mercato e a prevedere un contributo equo e proporzionato da parte dei maggiori generatori di traffico ai costi delle infrastrutture di rete.

Al centro delle recriminazioni dei sottoscrittori ci sono gli investimenti su internet. E in particolare il regolamento comunitario in discussione sul fair share, ovvero il riconoscimento da parte dei fornitori di contenuti come Meta, Alphabet, Apple, Amazon, Microsoft e Netflix di un contributo per costruire le nuove infrastrutture di rete e di telecomunicazioni. L’Unione europea ha stimato che saranno necessari circa 174 miliardi di euro entro il 2030 per raggiungere gli obiettivi di connettività. Ma “il settore delle telecomunicazioni – si legge nella lettera – non è abbastanza forte per soddisfare tale domanda, con molti operatori che riescono a malapena a coprire il costo del capitale”.

Nonostante “il traffico dati sia cresciuto ininterrottamente a un tasso medio del 20-30% ogni anno, principalmente guidato solo da una manciata di grandi aziende tecnologiche” e tale crescita “sia destinata a continuare”, secondo le società di telecomunicazioni tutto ciò non si tradurrà “in un corrispondente ritorno sugli investimenti” perché “negli ultimi dieci anni i prezzi al dettaglio dei servizi di telecomunicazione sono generalmente diminuiti, mentre i costi sono aumentati” e “le nuove tecnologie aumenteranno la domanda sull’infrastruttura di rete sottostante, aumentando ulteriormente i costi”.

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