domenica, Giugno 1, 2025

La mostra che racconta l'importanza del niente

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Si può parlare del niente? E soprattutto si può pensare di dedicare una mostra al niente? Hanno cercato di rispondere a questi quesiti al Museum für Kommunikation di Berna, dove è stata allestita l’esposizione “Nichts”, che racconta le piccole cose della vita quotidiana, quelle che spesso non si percepiscono neanche, i dettagli quasi impercettibili che passano inosservato nella routine di tutti i giorni. Cose quasi invisibili che fanno l’impressione di “oggetti placebo”, che in se stessi non hanno proprietà specifiche, ma che possono aiutare chi circondano.

L’individuazione del nulla nella nostra vita è un’idea sviscerata da grandi pensatori, ed ora ancor più attuale e centrale, legata anche al dibattito sui non luoghi e al virtuale. Come spiega Kurt Stadelmann, curatore della mostra “Nichts”, “abbiamo realizzato questa esposizione innanzitutto perché il MfK ama sorprendere i suoi visitatori con temi non convenzionali. In secondo luogo, perché la sovrabbondanza di informazioni e impressioni con cui siamo bombardati ogni giorno chiede a gran voce il nulla, la calma, il vuoto. E poi perché il nulla non è un niente, ed è adatto a una mostra molto speciale, con una forma di comunicazione molto particolare”.

Un compito ambizioso, che si prospetta come un vero virtuosismo museale, in cui bisogna mettere in gioco tutta l’esperienza e l’abilità nel dar forma a un’idea quasi filosofica.

Per noi è importante che il nulla non risulti pesante dal punto di vista filosofico, ma piuttosto rilevante per la vita di tutti i giorni e occasionalmente umoristico”, spiega il curatore. “Anche le macchine del nulla appartengono a questa categoria umoristica: non producono altro che stupore di fronte a tanto nulla nella vita. Incontriamo il nulla diverse volte al giorno. Il nulla comunica molto di più di quanto pensiamo a prima vista. Il nulla è ovunque, se lo come un “vuoto” che si trova tra tutto. Poiché non conosciamo qualcosa, non ne sappiamo nulla o abbiamo paura di cose che non vediamo, diciamo che è il nulla. Ma c’è sempre qualcosa. Anche le cose più insignificanti, le più piccole comunicano, basta ascoltare o guardare”.

L’esposizione

Ma come si costruisce l’apparato di una mostra che deve stare in equilibrio su quel che c’è e il mondo quasi assente di cose al limite del virtuale? Come si fa a non cadere nei facili tranelli di una rappresentazione semplicemente minimalista?

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