venerdì, Ottobre 25, 2024

Solstizio d'estate, le cose da sapere

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Alle 22:51 del 20 giugno 2024 ufficialmente entriamo nell’estate, con l’arrivo del solstizio. Più propriamente, il solstizio d’estate arriva e se ne va praticamente subito, rappresentando sostanzialmente un istante, così come accade per gli equinozi. L’istante del solstizio d’estate è quello in cui l’emisfero settentrionale appare più inclinato verso il Sole di qualsiasi altro momento, ricorda la Noaa (per noi qui al Nord, per l’altro emisfero le cose sono diametralmente opposte, qui un utile recap di tutti gli aspetti astronomici). Da sempre festeggiato in diverse aree del mondo, il solstizio d’estate è diventato però ormai sinonimo di un giorno, rimarcano anche dal Royal Museum di Greenwich, ricordando le celebrazioni che avvengono nell’occasione nella vicina Stonehenge (ma non solo). Ecco cinque curiosità sul solstizio d’estate

Se fossimo nello Spazio vedremmo così il solstizio

Lo scatto è stato catturato dal satellite Goes East e mostra il nostro pianeta appena prima del solstizio d’estate, quello dello scorso anno. Il Polo Nord appare completamente illuminato, mentre quello sud giace all’ombra. La situazione si ribalta – da nord e sud – in occasione del solstizio d’inverno.

Allargando lo sguardo lungo tutto l’anno, qualche tempo fa la Nasa aveva pubblicato un’animazione che mostrava la Terra durante l’alternarsi delle stagioni, dove si vede chiaramente come si sposta la linea d’ombra che separa il giorno dalla notte durante solstizi ed equinozi.

Anche Marte ha il suo solstizio (e appare così)

Le stagioni non son certo una prerogativa terrestre, ogni pianeta ne ha. Per analogia con quanto si osserva per il nostro pianeta, si parla di solstizi d’estate per gli altri corpi del Sistema solare quando il polo nord è inclinato verso il Sole, e di solstizio di inverno quanto a esserlo è il polo sud. Ma notevoli sono le differenze con la Terra. Sul nostro pianeta le stagioni sono determinate dall’inclinazione dell’asse terrestre rispetto al piano dell’orbita intorno al Sole e la piccola eccentricità di questa orbita (solo debolmente ellittica) non ha praticamente effetti sul nostro clima.

Generalmente però sono proprio questi due fattori a determinare le stagioni planetarie, chiarisce la Nasa: l’inclinazione dell’asse e la distanza dal Sole (anche se ovviamente altri fattori, quali l’atmosfera, influenzano il clima). Quando si combinano inclinazione dell’asse planetario pronunciata con variazione della distanza dalla nostra stella, ecco che i pianeti possono sperimentare cambiamenti stagionali piuttosto pronunciati. Come capita al vicino Marte. Qui le stagioni durano mediamente il doppio di quelle terrestri.

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