giovedì, Giugno 19, 2025

Referendum, via libera dalla Corte Costituzionale per cinque quesiti. Si vota in primavera

Must Read

Questo articolo è stato pubblicato da questo sito

Cinque referendum su sei hanno passato il vaglio della Consulta. Dimezzare i tempi per la cittadinanza, reintrodurre tutele sui licenziamenti, aumentare gli indennizzi, regolare i contratti a termine e garantire la sicurezza negli appalti. Con l’approvazione di lunedì 20 gennaio da parte della Corte costituzionale, che ha giudicato ammissibili i quesiti, si aprono le porte al voto di oltre 50 milioni di italiani che nella primavera del 2025 saranno chiamati a esprimersi su questi cinque referendum.

I quesiti ammessi sono stati presentati da Più Europa (quello sulla cittadinanza) e dalla Cgil (quelli a tema lavoro). Respinto, invece, dalla Corte il sesto referendum, ovvero quello proposto dalle opposizioni: il testo mirava ad abrogare la legge sull’autonomia differenziata. La Consulta ha motivato la bocciatura spiegando che “l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari” e che un referendum su questa materia si trasformerebbe in una consultazione sull’autonomia differenziata in quanto tale, un tema che può essere modificato solo attraverso una revisione costituzionale. La bocciatura che arriva dopo che lo stesso provvedimento era già stato in parte smontato dalla Corte costituzionale lo scorso novembre, quando i giudici avevano evidenziato sette criticità. Tra queste, l’impossibilità di trasferire intere materie alle Regioni e la necessità di un maggiore coinvolgimento del parlamento nella determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni.

I contenuti dei quesiti

Il referendum sulla cittadinanza, promosso da Più Europa, punta a ridurre da dieci a cinque anni i tempi di residenza legale necessari agli extracomunitari maggiorenni per poter presentare domanda di cittadinanza italiana. Si tratta di un allineamento con altri paesi europei come Francia e Germania, dove sono già sufficienti cinque anni di residenza.

Sul versante del lavoro, la Cgil ha ottenuto il via libera per quattro quesiti che mirano a smantellare alcuni pilastri del Jobs Act, la riforma del mercato del lavoro varata nel 2015 dal governo Renzi. Il primo, come riporta Il Fatto Quotidiano, mira a ripristinare l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori nella sua formulazione originaria, eliminando le modifiche introdotte dal Jobs Act che hanno reso il mercato del lavoro più flessibile. In particolare, si chiede l’abrogazione della disciplina sui licenziamenti del contratto a tutele crescenti, che oggi impedisce alle imprese di reintegrare i lavoratori assunti dopo il 2015 in caso di licenziamento illegittimo. Una norma che, secondo il sindacato, ha creato una disparità di trattamento tra vecchi e nuovi assunti, riducendo le tutele per questi ultimi.

Il secondo quesito riguarda i licenziamenti nelle piccole imprese, puntando a eliminare il tetto massimo di sei mensilità previsto per l’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato. Il terzo interviene sulla disciplina dei contratti a termine, mentre l’ultimo affronta il tema della responsabilità negli infortuni sul lavoro, mirando a estendere la responsabilità anche all’impresa appaltante in caso di incidenti.

Come funziona il referendum abrogativo

Il referendum abrogativo è uno strumento previsto dalla Costituzione che permette ai cittadini di cancellare in tutto o in parte una legge esistente. Per poter presentare un quesito referendario servono almeno 500 mila firme di elettori oppure cinque la richiesta di Consigli regionali. Ma raccogliere le firme non basta: la Corte costituzionale deve valutare se il quesito rispetta alcuni requisiti fondamentali, come la chiarezza della domanda e il fatto che non riguardi leggi tributarie, di bilancio, di amnistia o indulto, o di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.

- Advertisement -spot_img
- Advertisement -spot_img
Latest News

Transizione di genere per i minori, perché l'ultima decisione della Corte suprema è importante

La legge del Tennessee è entrata in vigore nel 2023 e vieta agli operatori sanitari di prescrivere farmaci o...
- Advertisement -spot_img

More Articles Like This

- Advertisement -spot_img