venerdì, Marzo 28, 2025

Book fotografici e AI, il nuovo trend che impazza su TikTok

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Come noto, le vere perle di saggezza, le tendenze che plasmano la società e ci fanno riflettere arrivano sempre e comunque da quel pozzo senza fondo chiamato TikTok. L’ultima illuminante trovata che sta facendo impazzire il pubblico è la produzione e pubblicazione di interi book fotografici generati dall’AI, nello specifico dall’app Remini. A voler essere onesti, l’app in sé ha anche funzioni utili – tipo migliorare la qualità delle foto sgranate – ma abbracciamo un minimo di onestà intellettuale: se è diventata virale è solo perché permette a chiunque di vedersi come un supermodello in uno shooting di alta moda. Il che, per carità, è un bel boost di autostima per chi non è mai stato davanti a un obiettivo in vita sua.

E così, su TikTok è tutto un proliferare di foto di gente che improvvisamente si scopre degna delle copertine di Vogue, crogiolandosi nell’illusione di essere “realmente” ciò che l’app propone. Che tenerezza. Certo, un piccolo scatto di autostima non si nega a nessuno e, tutto sommato, meglio spendere 9 euro al mese (questo il prezzo della versione premium di Remini) per un ego artificiale che per un energy drink da acquistare con dubbi codici sconto attraverso sinistri influencer.

Il trucco si vede

Il problema sorge con quei (pochi) che, presi dall’entusiasmo, si dimenticano di scrivere a caratteri cubitali sotto i post: “prodotto con l’intelligenza artificiale”. Perché sì, lo diciamo chiaro: queste immagini non ruberanno il lavoro a nessun fotografo per una ragione semplicissima: il trucco si vede. E si vede male, anzi malissimo.

Le immagini generate da Remini sono tutte identiche: stesse pose, stesso styling, stesso corpo scolpito che, nella realtà, appartiene al massimo a qualche cartonato in palestra. Poi ci sono quelle luci strane, il furbo bianco e nero che dovrebbe camuffare il fatto che quella foto non esiste in nessun pianeta o universo parallelo, i dettagli sfocati, le mani che sembrano generate da un’entità aliena con un concetto molto vago di anatomia umana e nessun rispetto per il numero di dita che un essere umano dovrebbe avere. Mia sorella, undicenne con il fiuto per le truffe digitali, ha commentato con l’aria annoiata tipica della pre-adolescenza saccente: Sembrano tutti degli anime, pure bruttini”. E niente, con sconforto mi tocca ammettere che ha ragione.

Come riconoscerli

Questi book fotografici generati dall’AI sono a volte carini, ma spesso, anzi, altrettanto sgamabili. Queste immagini sono una versione ipoteticamente migliore di noi stessi, ma solo su pixel. Perché alla fine, nessuno di quelli che ha deciso di usare Remini somiglia davvero alla sua versione AI. Certo, rimangono alcuni tratti del viso, ma il corpo di Adriana Lima spesso appartiene solo ai loro sogni più sfrenati. E, appunto, alla Lima e a qualche sua parente.

E quello sguardo sicuro che traspare dalle immagini? Quello non è mai appartenuto a nessuno di quelli che usano compulsivamente l’app, cercando di convincere il mondo che se non fosse per il mutuo, la famiglia, lo studio, il riscaldamento globale, la guerra e il lavoro, essi sarebbero esattamente così: inarrivabili.

E allora la domanda è: cosa ci spinge a desiderare così disperatamente una versione fake di noi stessi? Forse il problema non è Remini, ma il fatto che la realtà – con le sue imperfezioni e le sue occhiaie – non ci sembra più abbastanza. O meglio, qualcuno ci ha venduto la promessa che la nostra vita sarebbe stata un film, dove noi unici protagonisti, saremmo stati l’esempio perfetto per tutti gli altri. Ma l’importante è che almeno l’intelligenza artificiale, visto che la paghiamo pure, non ci renda tutti uguali. Ah no, aspetta.

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