giovedì, Giugno 19, 2025

Il caso Paragon si allarga, ci sono nuovi nomi di persone spiate

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Si allunga la lista dei nomi coinvolti nel caso Paragon. Tra le sette persone i cui telefoni saranno analizzati dalla Procura di Roma per verificare se sono stati spiati con il software israeliano Graphite compare ora anche Roberto D’Agostino, fondatore di Dagospia, il celebre sito di gossip politico. La notizia arriva nelle stesse ore in cui il Copasir, il comitato del Parlamento che controlla i servizi segreti, ha inviato a Paragon Solutions il testo completo dell’interrogatorio del 9 aprile scorso, aprendo la strada alla possibile pubblicazione delle risposte che i dirigenti dell’azienda israeliana hanno dato ai parlamentari.

Come si è sviluppato il caso

La vicenda ha avuto inizio il 31 gennaio 2025 quando WhatsApp ha inviato notifiche di allerta a circa 90 utenti in oltre 24 paesi europei, informandoli che i loro account erano stati compromessi attraverso il software spia Graphite della società israeliana Paragon Solutions. Tra le vittime italiane sono emersi subito i nomi di Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, e successivamente del suo collega Ciro Pellegrino, capo della redazione napoletana della stessa testata. Nelle settimane successive è emerso che anche tre attivisti dell’organizzazione non governativa Mediterranea saving humans erano stati spiati: Luca Casarini, Giuseppe Caccia e don Mattia Ferrari, tutti impegnati nel salvataggio di migranti nel Mediterraneo.

Il software Graphite è una tecnologia di sorveglianza militare capace di penetrare nei telefoni attraverso attacchi “zero-click”, termine tecnico che indica la capacità di infettare un dispositivo senza che la vittima debba cliccare su link o scaricare file. Una volta installato, il virus trasforma il telefono in una stazione di ascolto completa, registrando chiamate, leggendo messaggi criptati, attivando microfono e telecamera e tracciando ogni movimento attraverso il gps.

Il governo italiano ha inizialmente negato ogni coinvolgimento, ma il 5 giugno il Copasir ha pubblicato una relazione che ha confermato l’utilizzo di Graphite da parte dei servizi di intelligence italiani contro gli attivisti di Mediterranea, giustificandolo con ragioni di sicurezza nazionale legate all’immigrazione irregolare. Tuttavia, il Comitato parlamentare ha negato che i servizi avessero spiato i giornalisti, lasciando aperto l’interrogativo: chi ha ordinato le intercettazioni illegali di Cancellato e Pellegrino? La situazione si è complicata quando Paragon Solutions ha dichiarato di aver rescisso unilateralmente i contratti con l’Italia dopo aver offerto collaborazione per identificare i responsabili dello spionaggio dei giornalisti.

Cosa succede adesso

Gli accertamenti tecnici programmati per lunedì 23 giugno rappresenteranno il momento decisivo per stabilire con certezza scientifica l’estensione dello spionaggio. I magistrati romani conferiranno l’incarico agli esperti per condurre quello che in gergo legale si chiama “accertamento tecnico irripetibile”, ovvero un esame che può essere fatto una sola volta sui dispositivi e i cui risultati hanno valore probatorio definitivo davanti al tribunale. Le verifiche riguarderanno i telefoni di tutti e sette i soggetti coinvolti: oltre a D’Agostino, saranno esaminati i dispositivi di Cancellato, Pellegrino, dell’influencer olandese Eva Vlaardingerbroek e dei tre attivisti di Mediterranea.

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