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“Per favore attenetevi alle restrizioni Covid“. “Controllate il desiderio di libertà della vostra anima“. “Residenti di Jiuting. Non aprite le finestre e non cantate. Questo aumenta le possibilità di contagio“. Sono alcune delle indicazioni fornite da uno dei tanti droni che popolano il cielo di Shanghai nelle ultime settimane. Sotto di loro, le strade sono pressoché deserte a causa di un lockdown per l’emergenza Covid-19 che sta causando non pochi problemi ai circa 26 milioni di abitanti della megalopoli cinese.
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Per circa due anni, in seguito alle esitazioni iniziali, Pechino è riuscita a contenere con efficacia la propagazione dei contagi attraverso un approccio duro ma presentato come necessario e segno della presunta superiorità rispetto alle mollezze dell’occidente. Shanghai rischia però ora di diventare l’esempio negativo della strategia zero Covid del governo cinese. Città molto più interconnessa a livello globale di Wuhan, anche per l’altissimo numero di suoi cittadini stranieri e occidentali, la scarsezza di rifornimenti e la disumanità dimostrata in diverse occasioni dalle autorità locali stanno mostrando il volto oscuro di un modello del quale molti avevano subito una fascinazione.
Dai droni ai campi di isolamento centralizzati
Impossibile uscire di casa, per qualsiasi ragione. I positivi, compresi gli asintomatici, vengono trasferiti nei campi di isolamento centralizzati nei quali le condizioni igieniche e sanitarie sono spesso a dir poco complicate, come testimoniato per esempio dal padovano Alessandro Pavanello, che sta documentando su Instagram la sua permanenza in uno di questi centri, separato dalla fidanzata ucraina che si trova invece in un altro luogo. “Dove sta lei è peggio, perché tengono tutte le luci accese sempre. Qui quantomeno ne spengono qualcuna per dormire, anche se non tutte”, ha detto nei giorni scorsi, quando ha affermato che la sua percezione della Cina con questa esperienza “è cambiata totalmente”, tanto che quando avrà i due tamponi negativi chiederà “immediatamente l’aiuto del consolato italiano per uscire il prima possibile”.
Diversi i casi di minorenni separati dai genitori o di animali di famiglie con positivi soppressi. E l’approvvigionamento di cibo e altri beni di prima necessità è un problema serio anche per chi resta blindato dentro il proprio appartamento. Si sprecano i video sui social, compresi quelli cinesi come Weibo, nei quali si osservano dei droni diramare le linee guida del lockdown ai cittadini in quarantena nei vari distretti di Shanghai. “Disinfettate tutte le superfici regolarmente, ventilate le vostre case. Prevenite il contagio in maniera scientifica“, tra i messaggi trasmessi attraverso i piccoli mezzi volanti. In alcuni casi vengono enunciati ad alto volume avvertimenti a cittadini presenti nelle strade oppure agli studenti delle università della città, avvisati di restare nei confini dei dormitori dei college di indossare le mascherine in qualsiasi momento. Scene che hanno stimolato paragoni distopici come quello con Cyberpunk 2077, videogioco distopico post pandemico.
L’utilizzo della tecnologia nel lockdown di Shanghai
La tecnologia non viene applicata solo con i droni per tenere sotto controllo il rispetto delle restrizioni da parte degli abitanti. Per le strade di Shanghai sono stati avvistati diversi cani robot che svolgono le stesse funzioni dei droni (avvertimento e controllo) ma direttamente per le strade. In ogni caso, le funzioni della tecnologia ai tempi della pandemia non sono solo orwelliane. Le grandi piattaforme digitali, per esempio, si sono attivate per fornire assistenza ai cittadini. In particolare i colossi dell’ecommerce come Alibaba e JD.com, ma anche altre realtà di minori dimensione come Yto Express, che stanno tutte effettuando consegne smart automatizzate attraverso robot e veicoli automatici nelle zone residenziali blindate.