giovedì, Giugno 19, 2025

Versione di latino della maturità 2025, la nostra traduzione e il nostro commento al brano di Cicerone dal De Amicitia

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Il testo scelto per la versione di latino della maturità 2025, seconda prova al liceo classico , è tratto dal Laelius de amicitia, di Cicerone ed è un’opera del suo ultimo periodo. Il De Amicitia è un dialogo di carattere filosofico, che Cicerone ha scritto nel 44 a.C. e che lui si immagina si svolga nel 129 a.C.. È dedicato a Tito Pomponio Attico. In un dialogo tra Mucio Scevola, Gaio Fannio e Lelio, vengono declinate tutte le sfumature dell’amicizia, unendo la visione epicurea (tipicamente attichiana) e quella stoica (ciceroniana). Nell’antichità soltanto l’epicureismo aveva cercato di svincolare il valore di amicizia da quello di utilitas. In questo trattato, che a prima vista potrebbe sembrare un dialogo tra amici, in realtà Cicerone utilizza autorevoli fonti per sostenere l’amicizia libera dal vincolo politico

La nostra traduzione della versione di latino assegnata alla maturità 2025

il testo originale

Amor enim, ex quo amicitia nominata est, princeps est causa ut benevolentia coniungatur. Nam utilitates quidem etiam ab iis percipiuntur saepe qui simulatione amicitiae coluntur et observantur temporis causa, in amicitia autem nihil fictum est, nihil simulatum et, quidquid est, id est verum et voluntarium.
Quapropter a natura mihi videtur potius quam ab indigentia orta amicitia, applicatione magis animi cum quodam sensu amandi quam cogitatione quantum illa res utilitatis esset habitura. Quod quidem quale sit, etiam in bestiis quibusdam animadverti potest, quae ex se natos ita amant ad quoddam tempus et ab eis ita amantur ut facile earum sensus appareat. Quod in homine multo est evidentius, primum ex ea caritate quae est inter natos et parentes, quae dirimi nisi detestabili scelere non potest; deinde cum similis sensus exstitit amoris, si aliquem nacti sumus cuius cum moribus et natura congruamus, quod in eo quasi lumen aliquod probitatis et virtutis perspicere videamur.
Nihil est enim virtute amabilius, nihil quod magis adliciat ad diligendum, quippe cum propter virtutem et probitatem etiam eos, quos numquam vidimus, quodam modo diligamus. Quis est qui C. Fabrici, M’. Curi non cum caritate aliqua benevola memoriam usurpet, quos numquam viderit? quis autem est, qui Tarquinium Superbum, qui Sp. Cassium, Sp. Maelium non oderit? Cum duobus ducibus de imperio in Italia est decertatum, Pyrrho et Hannibale; ab altero propter probitatem eius non nimis alienos animos habemus, alterum propter crudelitatem semper haec civitas oderit.

La nostra traduzione

L’amore, infatti, da cui l’amicizia prende nome, è la spinta principale perché si intrecci un legame di affetto. Certo infatti vengono ottenuti dei vantaggi anche da coloro che sono onorati e rispettati con la simulazione di un’amicizia per l’opportunità del momento, tuttavia nell’amicizia non c’è nulla di finto, nulla di simulato, e qualunque cosa ci sia, questa è vera e spontanea. Perciò l’amicizia mi sembra nasca dalla natura piuttosto che dalla necessità, e da un’inclinazione dell’animo con un certo sentimento d’amore piuttosto che dal pensiero di quanto quella cosa avrebbe poi potuto essere utile. E di che natura sia questa cosa si può capire anche in alcuni animali, che amano i loro figli per un certo periodo e da loro sono amati così che facilmente si manifesta il loro sentimento. E questo è molto più evidente nell’uomo, in primo luogo per quell’amore che c’è tra figli e genitori, che non può essere troncato se non da un crimine detestabile; e poi quando si manifesta un simile sentimento d’amore se ci imbattiamo in qualcuno con la cui natura e con le cui abitudini siamo in sintonia, poiché ci sembra di vedere in lui quasi una certa luce di onestà e di virtù. Infatti non c’è nulla di più amabile della virtù, nulla che ci attiri maggiormente ad amare, tanto più che noi in qualche modo amiamo per la virtù e per l’onestà anche coloro che non abbiamo mai visto”.

Il nostro commento al testo di Cicerone

La versione scelta per la Maturità è un brano tratto dal dialogo Laelius sive De amicitia di Cicerone. Scritto in occasione della morte di un caro amico, Scipione Emiliano, il testo tratta la natura, l’origine e la funzione dell’amicizia. In questo passo l’autore mostra come motore del sentimento di amicizia sia la virtù, a prescindere da ogni forma di utilitarismo. Lo stile è puro, la struttura ordinata, simmetrica, armoniosa, come tipico della concinnitas ciceroniana; il lessico è chiaro e preciso, in un certo senso semplice, se pur evocativo di concetti profondi e complessi. Basta notare come lo stesso concetto venga ripetuto e per questo evidenziato con scelte di forma e di vocabolario di volta in volta diverse, e come il paragone con l’esperienza concreta e quotidiana porti ad astrarre un principio universale. La finezza nell’uso delle figure retoriche è nel puro stile ciceroniano dissimulata in un fluire apparentemente spontaneo. L’amicizia nasce per affinità, ed è un moto naturale quando si individuano persone che sentiamo come vicine: si tratta di qualcosa che tutti abbiamo sperimentato nella vita e che in letteratura ha trovato, nei secoli, voce poetica di eventi e personaggi. Ognuno di noi può trovare nella sua memoria, scolastica e non, esempi di questo tipo di legame: pensando ai classici non si possono dimenticare Eurialo e Niso, oppure Achille e Patroclo, e poi, con un salto di secoli, il legame che unisce i Tre Moschettieri e D’Artagnan, o ancora Sherlock Holmes e  Watson. E la cultura pop non è meno generosa nel delineare amicizie salde e disinteressate, come quella tra Harry Potter e Ron Weasley o tra il capitano Kirk, il signor Spock e il dottor McCoy. Molto più rari sono gli esempi di amicizia tra donne nella letteratura: solo le opere più recenti mostrano questo legame femminile. Ci si può chiedere il perché, se sia come spesso accade a causa della scarsa importanza data dalla cultura del passato alle donne. O forse, c’è da pensare, la complicità tra ragazze è più frequente, mentre gli uomini sono stati nel passato più spesso rivali. E tra maschio e femmina, è possibile? Chissà cosa avrebbe detto Cicerone.

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