giovedì, Luglio 3, 2025

Chelsea Manning, si spera in una commutazione di pena

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Il destino di Chelsea Manning torna alla ribalta. Secondo una indiscrezione di Nbc News, che cita una fonte del dipartimento di giustizia, Manning sarebbe sulla lista di Obama per una possibile commutazione della pena. La soldatessa statunitense sta scontando in un carcere militare del Kansas una pena superiore ai 30 anni per i leaks e la violazione dell’Espionage Act e ha anche in passato tentato più di una volta il suicidio.

Sempre secondo Nbc, che li cita ma in forma anomima, diversi funzionari dell’intelligence militare ritengono che la pena di Manning sia eccessiva se si guarda alla qualità dei suoi leak e la si paragona a quelli divulgati per esempio da Edward Snowden.

Davvero gli ultimi giorni di presidenza per Barack Obama potrebbero essere quelli utili a un ripensamento sulla posizione di Chelsea Manning? Il quadro è complesso, sotto vari aspetti.

Lo scorso novembre, Manning aveva presentato richiesta con una missiva rivolta anche all’Office of the Pardon Attorney: come si legge nel documento, si tratta del suo secondo tentativo per una richiesta di clemenza, mentre la sua richiesta per fare appello è ancora pendente. Non un dettaglio, in quanto, come scriveva Politico lo scorso dicembre, Manning “rimane al di fuori delle tradizionali linee guida sulla grazia o sulla commutazione tradizionali, perché il suo appello è ancora in corso in un tribunale militare”.

Chase Strangio, il legale e attivista da sempre vicino a Manning, scrive in un post sul blog dell’American Civil Liberties Union che potrebbe trattarsi dell’ultima occasione per garantire a Chelsea la sopravvivenza. Secondo Strangio, con sette anni già trascorsi, “Chelsea ha pagato più di qualsiasi altra persona nella storia degli Stati Uniti per la divulgazione di informazioni ai media”. Il complesso delle condizioni in cui sconta la pena, dalla struttura maschile ai giorni di isolamento, per una persona che sta attraversando anche una transizione da uomo a donna, non hanno aiutato la causa della soldatessa. Tuttavia, spiega Strangio, lei non chiede la grazia, ma una commutazione della pena, che lascia comunque in essere alcuni aspetti della condanna, come la perdita per i benefici dati ai veterani, la riduzione di rango e un punitive discharge, che si traduce quindi in un allontanamento dell’esercito non onorevole.

Un segnale, quello di clemenza, che andrebbe anche un po’ a rafforzare l’eredità dell’amministrazione Obama nel campo della tutela dei diritti delle persone Lgbtq.

Strangio scrive infatti che Manning si assume comunque la responsabilità per quanto fatto. La speranza continua e Obama ha dato prova, su altri fronti, di credere nello strumento della commutazione.

Come scrive il Guardian, il pardon office del dipartimento di giustizia e l’office of the Judge Advocate General (Jag) si sono espressi già negativamente sulla richiesta di Manning nei mesi scorsi avanzando motivi tecnici (di competenza sulla richiesta o  di tempi tra condanna e tempo in carcere).

Il quadro è complicato e anche le iniziative per incoraggiare le richieste di commutazione riguardano altri tipi di situazioni, ben diverse da quelle di Manning.

A sperare per Manning c’è anche Snowden, che pur se in forme diverse, non è in carcere ma all’estero, vive una condizione comunque non semplice. A fare pressione sulla Casa Bianca, anche una petizione chiede di ripensare la pena.

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