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Tra il 22 e il 25 marzo, però, non c’è stato bisogno di ricorrere a questi trucchetti: il team di Tracking Exposed ha infatti dimostrato che in quel lasso di tempo chiunque, in Russia, poteva caricare nuovi video sulla piattaforma dal browser. Secondo i ricercatori, è probabile che queste scappatoie fossero dovute a problemi tecnici e non a backdoor lasciate intenzionalmente dall’azienda.
Il blocco è stato finalmente implementato correttamente, eliminando le lacune di cui siamo a conoscenza, il 26 marzo, e da allora è impossibile per chiunque si trovi in Russia caricare nuovi video. Il danno, però, era fatto.
“I cambiamenti nelle politiche di TikTok, molti dei quali non annunciati, hanno portato a una proliferazione di contenuti favorevoli alla guerra, nonché a una significativa riduzione dei contenuti contro la guerra sull’applicazione – si legge nel report -. Dal 26 marzo non sembra più possibile caricare nuovi contenuti in Russia e i contenuti al di fuori della Russia sono ancora vietati. Pertanto, le uniche informazioni sulla guerra in Ucraina disponibili su TikTok in Russia sono i contenuti che sono stati pubblicati in Russia, prima del divieto di caricamento del 6 marzo o aggirando il divieto tra il 7 e il 25 marzo”.
Il peso della propaganda
Dei contenuti caricati sfruttando le lacune a marzo, la schiacciante maggioranza sostiene l’invasione russa dell’Ucraina, ripetendo in gran parte le posizioni del Cremlino. Secondo i ricercatori di Tracking Exposed, parte della ragione va imputata alla legge contro le fake news, che ha alimentato una seria autocensura delle voci contrarie alla guerra nel Paese, ma è anche molto probabile che gli attivisti contro la guerra non fossero a conoscenza delle scappatoie usate invece dagli account favorevoli al governo che hanno continuato a postare.
“Dall’inizio della guerra, le politiche di TikTok in Russia sono state opache e incoerenti. In particolare, l’incapacità della piattaforma di implementare correttamente il divieto di caricamento che avevano annunciato è stata sfruttata per inondare la piattaforma di narrazioni favorevoli alla guerra. Nel frattempo, i critici dell’invasione sono scomparsi. Ora, ai russi rimane un TikTok congelato, dominato da contenuti favorevoli alla guerra”, ha commentato Marc Faddoul, co-direttore di Tracking Exposed: “Non ci sarà primavera russa su TikTok”.