mercoledì, Marzo 29, 2023

Il consigliere leghista che vuole cacciare i rom da Firenze e il voto contro ciò che non siamo

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Non ne scriviamo per dare visibilità a certa robaccia ma per allargare il tiro. Il fatto è d’altronde vomitevole: un consigliere del Quartiere 3 di Firenze per la Lega e capogruppo del partito in quella piccola assemblea cittadina, Alessio Di Giulio, che si fa un video riprendendo una donna rom e invitando a votare il suo partito “per non vederla mai più accattonare in città”: “Il 25 settembre vota Lega per non vederla mai più. Per non vederla mai più”. E pubblicandolo sulla sua pagina Facebook (sarebbe fra l’altro interessante capire in che termini quel contenuto possa rimanere online per molte ore, alla luce delle recenti parole di Luca Colombo, capo di Facebook Italia, appena due giorni fa a Repubblica). Rafforzando dopo qualche ora quel post, evidentemente xenofobo e discriminatorio, con l’articolo del codice penale che punisce il reato di “accattonaggio molesto”. Alla fine, nel momento in cui scriviamo, il video, commentato e rilanciato da molti, non risulta più disponibile.

Fine. La questione che ci interessa non sembra collegata ma lo è, eccome. In vista delle elezioni molti, specialmente nel centrosinistra, sono incerti, rosi dal dubbio, stufi di agganciarsi al ricatto del “voto disperso” e in sostanza non sanno chi votare: “Stavolta no, non li voto”. Freddi con Enrico Letta che sta conducendo una campagna elettorale sapendo di perdere, sfiduciati rispetto alla galassia di partitini alla sua sinistra, delusi dallo strappo di Carlo Calenda, finito con Matteo Renzi a fare campagna con l’obiettivo di spolpare il Pd più che Forza Italia. Anche se il loro Terzo polo sarà probabilmente il quinto, se non il sesto. D’altra parte la quota di chi si asterrà oppure è incerto, trasversale a tutti gli orientamenti politici, è enorme: i sondaggi la collocano da sempre intorno a un mostruoso 40%.

Il punto è proprio questo. Forse molti non sanno ancora chi votare, ed è legittimo di fronte a un’offerta politica davvero scarsa, ma dovrebbero sapere benissimo chi non votare. Per esempio i partiti che danno spazio a gente come il consigliere di Firenze: queste persone sono la base che cova sotto certi leader di partito, anzi che li sostiene e per loro raccoglie voto su voto. Sono il loro motore sul territorio e nelle istituzioni, sono le persone – da consiglieri di quartiere o da deputati e senatori a Montecitorio o palazzo Madama, poco importa e poco cambia – che decidono delle nostre vite quotidiane. E che partono da quei presupposti, da quei disvalori personali, da una società in cui puoi girare a far video col telefono umiliando le persone, “eliminandole” virtualmente, sfruttandole per fare campagna elettorale. Senza percepire alcuna vergogna, alcun pudore, alcuna gravità di questi fatti.

C’è sempre una fase, prima di un’elezione politica, in cui le discussioni “elevate” intorno ai principi politici, sacrosante, si scontrano contro questo esercito di vergogne e di miserie politiche. Sappiamo da quale parte arrivano queste miserie – prevalentemente, non in senso assoluto, nessuno è purtroppo immune – sappiamo a quali partiti appartengono o quali danno loro l’opportunità di candidarsi, di quali gruppi sono rappresentanti locali o nazionali e sappiamo quali siano le loro condotte, la loro morale, la loro idea di mondo e di società. Per cui dev’esserci anche un momento in cui a quel dibattito, fatto di malpancismi un po’ troppo frequenti, si mette un punto: si guarda l’offerta politica e, se è davvero così sconfortante, si dà un voto anzitutto a partire da “ciò che non siamo. È così che le democrazie tengono contro i rischi di chi vorrebbe bombardarle alle fondamenta: non si tratta di votare il meno peggio, che pure è un esercizio umanamente e politicamente frustrante, ma di frenare il peggio. Oppure di mettersi in gioco, a più livelli, nell’esercizio dei diritti politici passivi. Tertium non datur. Anzi sì: è quella roba al governo e un sacco di salotti buoni che puzzano di menefreghismo.

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