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Nel caso della direct access fee, la commissione di accesso diretto, è infatti la banca proprietaria dello sportello atm a stabilire l’entità della commissione da far pagare al cliente che preleva contante con la carta di debito di un altro istituto. Seppur prevedesse la quota di 1,50 euro come tetto massimo per la Daf, la soluzione di Bancomat spa, secondo l’autorità, avrebbe ristretto la concorrenza e alzato i prezzi, mettendo i clienti nella condizione di pagare di più.
Le banche favorevoli all’opzione bocciata dovranno dunque cercare altre soluzioni per coprire i costi di gestione degli sportelli: circa 90 centesimi a prelievo, secondo rilevazioni compiute dalla Banca d’Italia.
Il commento dei consumatori
Per l’Unione nazionale consumatori, la scelta presa dall’Antitrust rappresenta un’ottima notizia. “Avevamo detto subito – afferma il presidente Massimiliano Dona – che il progetto era una pura follia e che sarebbe stato un evidente sopruso a danno dei consumatori. Non si capiva, infatti, a che titolo, con che modalità e in quale misura scattasse quel prelievo, e come facesse eventualmente il consumatore a contestarlo, non avendo rapporti contrattuali con l’istituto di credito dove è collocato l’atm”.
La risposta di Bancomat
Bancomat ha fatto sapere che “pur riservandosi di approfondire le motivazioni del provvedimento, conferma la bontà della proposta – sostenuta e condivisa anche da molte associazioni di categoria dei consumatori – che ha come obiettivo primario quello di mantenere la capillarità della rete di distribuzione del contante garantendo ai cittadini su tutto il territorio nazionale un accesso semplice ed economico ai propri risparmi promuovendo una forma di tariffazione più chiara e competitiva”, tanto che l’azienda si prepara a impugnare il verdetto.
Per la società, “la caratteristica essenziale del nuovo modello è infatti quella di far sì che il titolare della carta possa interfacciarsi direttamente con la banca che gestisce l’atm presso il quale intende effettuare il prelievo, verificare la tariffa applicata e, se del caso, procedere con l’operazione remunerando con il pagamento di una commissione direttamente la banca proprietaria dell’atm, senza essere gravato da commissioni ulteriori applicate dalla banca che ha emesso la carta”.
Per Bancomat oggi i costi di servizio per le banche che gestiscono gli atm sono superiori alla redditività per singola operazione. Un aspetto che si somma alla progressiva chiusura delle filiali e dei rispettivi sportelli (circa 600 all’anno). “Secondo la proposta – spiega la società – la commissione versata dal cliente verrebbe infatti incassata direttamente da chi poi è chiamato a investire e sostenere i costi di gestione della rete, contribuendo così ad invertire la tendenza di riduzione e delocalizzazione degli atm sul territorio”.