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Dimenticatevi i biopic Jackie su Jacqueline Kennedy e Diana su Lady D. El Conde, il nuovo film firmato dal cileno Pablo Larraín, in concorso alla 80ma Mostra del Cinema di Venezia, è un grottesco horror politico e romantico al contempo su Pinochet. O meglio, il Conte Claude Pinoche, vampiro incallito, ferocemente antirivoluzionario, dedito come i più grandi dittatori del mondo a mietere vittime e succhiare sangue (cioè energie, vitali ed economiche) dal suo popolo.
Ben oltre la metafora politica, Larraín gioca esplicitamente con i generi e piega la farsa e l’horror al servizio del suo tema, ovvero la messa in ridicolo della dittatura più feroce, con una riflessione divertita sulla sua eredità. Nel film vediamo infatti tutta la famiglia di Pinochet, più interessata ai suoi beni che a lui. Jaime Vadell è bravissimo a interpretare il vampiro Pinochet, che lecca il sangue dalla ghigliottina di Marie Antoinette, si finge più volte morto, vola, divora cuori sanguinanti, dialoga con il suo maggiordomo esperto in torture e poi decide di invecchiarsi perché stanco di essere ricordato come un ladro, salvo poi innamorarsi di una giovane suora. È il trionfo del grottesco, la suora è un’esorcista sotto copertura, si finge contabile per scovare gli investimenti misteriosi di Pinochet, i suoi conti all’estero, i documenti segreti, la mole di denaro mai dichiarato e mascherato da donazioni, il suo alias Daniel Lopez per crimini finanziari e conti segreti in America, i milioni di dollari in assegni personali. E il suo rapporto, fantasiosamente ricostruito, con Margaret Thatcher, voce narrante del film.
Per quanto il ritmo di El Conde non sia affatto dei più esplosivi, il soggetto è talmente sorprendente da farsi benvolere. La scrittura ironica sa essere brillante, anche se cede troppo spesso a un’eccessiva verbosità. Gli amanti dell’horror godranno di cuori palpitanti gettati in frullatore, corpi sanguinolenti, volti fracassati con martello, donne trucidate in malo modo e teste mozzate. Del resto, era forse meno trucida macabra e cruenta la dittatura?