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Dopo un altro concerto di beneficenza al Villa Park di Birmingham, che di beneficenza non ne ha niente, la band torna a Montserrat, seguita da un reporter del Melody Maker, un vecchio amico e sostenitore dei primi tempi, in modo che potesse scrivere un’agiografia dei Duran Duran e la loro vita ai tropici, tra le abbronzature e i bar dell’isola. Ma il giornalista ascolta anche otto nuove canzoni dei Duran Duran, ancora da mixare. E racconta che Union Of The Snake sarebbe potuto essere il nuovo singolo, e che The Reflex era “più affilato e brutale di qualsiasi brano abbiano mai registrato prima”. A proposito, a fare “na na na na” in quel brano ci sono B.J. Nelson e Michelle Cobbs degli Chic di Nile Rodgers. Ma il lavoro è ancora lontano dalla conclusione. Ci sono problemi di ogni tipo: gli speaker non funzionano bene e Andy Taylor li odia; le tape machine sono troppo veloci. Spesso per le strumentazioni dello studio servono dei pezzi di ricambio, e questi devono essere fatti arrivare da Londra. E tutto questo crea ulteriori ritardi. E gli addetti allo studio se la prendono con i Duran Duran, definendoli dei ragazzi lamentosi e poco professionali. La band viene bandita anche dagli AIR Studios di Londra. Alex Sadkin pensa di spostarsi agli studios della Island Records alle Bahamas. “Non ci vado in un’altra cazzo di isola deserta” è la reazione di Nick Rhodes. E allora si vola Down Under, in Australia, a Sydney.
Una corrente sotterranea di isteria fuori controllo
L’Australia è una seconda casa per i Duran Duran. Planet Earth era arrivata al numero 1 proprio lì, all’apice del movimento New Romantic nel 1981, i loro concerti del 1983 all’Hordern Pavillon erano andati sold out. Tutto a posto, allora? Non proprio. Simon Le Bon ha il blocco dello scrittore. E, come se non bastasse, la relazione con Claire Stansfield, la compagna di allora, non è più così solida. Così sul taccuino blu su cui scrive i testi cominciano ad apparire parole che raccontano dubbi e incertezze, e l’instabilità sentimentale del cantante. Gli Studios 301, però, vanno bene alla band: grazie a Dio gli speaker funzionano e il lavoro si può finire. Nick Rhodes ha con sé un nuovo giocattolo, un sampler della Fairlight, costruito proprio in Australia, che gli permette di registrare e manipolare i suoni, mixandoli sopra alle tracce già registrate. In questo modo hanno un’atmosfera ancora più tecnologica, che all’ascolto si sente. “Ci sono un sacco di belle canzoni in questo disco, ma si sente anche una corrente sotterranea di isteria fuori controllo” dichiarava allora il tastierista.